Il 1° novembre di 15 anni fa, proprio come oggi, moriva Alda Merini. All’interno del numero in edicola trovate un inserto di 4 pagine dedicato alla poetessa amica di Araberara.
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‘La pistola che ho puntato alla tempia si chiama Poesia’. Quindici anni dopo. O forse solo una manciata di vento, di poesia, di sussurri, di stupore, di meraviglia. Fuori dal tempo. Dentro l’emozione. Alda Merini ha fatto armi e bagagli (quindi parole & poesia) e si è trasferita in cielo il 1° novembre di 15 anni fa, il giorno dei Santi, non un giorno qualsiasi, lei che era nata in un altro giorno particolare, il 21 marzo, quando la primavera sboccia e sembra pronta a buttare addosso strofe di poesia al mondo.
In questi giorni mucchi di parole fuoriescono da tutte le parti, cosi come le sue poesie, gente che si ricorda di lei, che la racconta, che la immagina, che la pensa. O che ne so. Lei che non amava molto i giornalisti (‘raccontano su di me un sacco di fesserie’), lei che quando era piccola in una nebbiosa serata invernale aprì la porta a un uomo con il cappello in mano, era Salvatore Quasimodo, che voleva conoscere questa ragazzina poetessa che incantava, lei lo guardò e senza pensarci su troppo gli buttò addosso quello che sentiva: “Tu sei grande, ma io diventerò più grande di te”.
SUL NUMERO DI ARABERARA IN EDICOLA DAL 1° NOVEMBRE TROVATE UN INSERTO DI 4 PAGINE DEDICATE ALLA POETESSA