Luca Mariani
“Il primo giorno che sono arrivata qui faceva freddo e dal cielo cadevano fiocchi bianchi. Stava nevicando. Io ero sbalordita. Non avevo mai visto la neve e non sapevo nemmeno cosa fosse”. È inizio dicembre 2004. Clarencia Fosu Asante lascia il Ghana e arriva a Clusone. Lei abituata al caldo dell’Africa sub-sahariana si trova scaraventata nel rigido inverno dell’altopiano orobico.
Clarencia ha solo 13 anni. Ad accoglierla sotto l’orologio Fanzago ci sono papà, mamma, le due sorelline e il fratello più piccolo. “Mio papà è stato il primo ad arrivare in Italia, ha raggiunto mio zio che abitava a Brescia”. Nonostante la laurea in arte ed economia il padre decide di lasciare il Ghana. Prima va in Sudafrica dove insegna, ma poi arriva nel Bel Paese, per guadagnare meglio e riuscire a mantenere la sua famiglia. “Tutto regolare. È arrivato in aereo, con il permesso di soggiorno”. Puntualizza Clare che nasconde gli occhi vivaci dietro le lenti scure dei Ray-Ban a goccia con la montatura dorata: “Penso che anche lui abbia avuto i suoi problemi e le sue difficoltà appena arrivato qui in Italia, però ha messo la famiglia al primo posto e con noi non si è mai lamentato. Sicuramente ha lottato e si è sacrificato per noi. Anche adesso fa tutto per la sua famiglia”. Racconta la trentatreenne originaria del Ghana e un sorriso brillante le avvolge il viso.
Il papà poi si trasferisce a Clusone perché trova lavoro come operaio in una fabbrica. Qui, grazie al ricongiungimento famigliare, lo raggiunge sua moglie: “Mia mamma ha lasciato il Ghana quando io avevo otto anni. Laggiù faceva la cuoca. Qui invece fa le pulizie in biblioteca e in municipio.”. Così Clarencia cresce con l’affetto della nonna, la protezione della zia e la compagnia dei tanti cugini. Finché anche lei si imbarca su un aereo per sbarcare nel comune baradello.
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