ARDESIO – La Cèchi, zitella storica che anche quest’anno ha avuto la sua ‘croce’: “Se me la prendo? Neanche per sogno, mi offenderei se questo scherzo non me lo facessero più!”

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Sono in pochi ad Ardesio a chiamarla per nome, anzi, in tanti il suo nome vero nemmeno lo conoscono: lei è per tutti “la Cèchi”,  nomignolo dall’origine misteriosa ma che dice tutto l’affetto e la simpatia di cui è circondata:

“Se me la prendo perché ogni annool gioèdé ‘d la mèza’ (il giovedì di mezza Quaresima, n. d. r.) alcuni miei concittadini, i soliti ignoti,  disegnano davanti alla porta del mio negozio la croce che segnala l’abitazione delle zitelle e degli zitelli?  Ma neanche per sogno! – dice sorridendo – Mi offenderei se questo scherzo non me lo facessero più, mi sembrerebbe una mancanza di considerazione, una specie di torto, ecco!”.

Eppure sui social ci sono stati commenti durissimi, non contro di lei ma contro quest’usanza definita “barbara ed arcaica”, “un’intollerabile  intrusione nella privacy delle persone”, un’usanza da “paese incivile”….

“Eh lo so, ma sono  tutte parole di gente che non sa che cosa è un paese, che magari vive nel condominio di una grande città dove non conosci nemmeno chi abita sul tuo stesso pianerottolo… Noi ad Ardesio ci conosciamo tutti, e questa usanza  antica è bello mantenerla, come tutte le nostre usanze vecchie ci fa sentire tutti  componenti della stessa comunità. E poi io sono contenta così come sono, ‘öna pötaègia’, non è mica un disonore. Che  poi a volte, quando sento come si lamentano tante donne sposate, mi ritengo fortunata….”.

Una comunità nella quale  la Cèchi ha un ruolo preciso ed insostituibile, non per niente  presidia assiduamente la sua bottega anche adesso che potrebbe essere in pensione: il suo negozietto si trova in piazza Moretto, nel cuore dell’abitato; vende  generi di prima necessità, frutta e verdura e  una vasta varietà di  caramelle dal sapore anch’esso antico, come i ‘mintì’ , le ‘gocce di pino’, gli ‘anisì’, la ‘tréssia’ –; e  ha sempre la porta spalancata, anche quando fa freddo. Se poi qualcuno si accorge all’improvviso che gli manca qualcosa, sa che da lei può sempre trovarla, anche se non è orario di apertura…Un negozio, insomma, che è anche un po’ un servizio sociale, anche perché  con la Cèchi  puoi fermarti a fare due chiacchere, a scambiare le ultime notizie…

I non più giovani ricordano anche quanto la facevano disperare quando, scolaretti un po’ discoli,  passandole davanti per andare a scuola  le rubavano una mela o qualcuna delle caramelle irresistibili in bella mostra sugli scaffali:

“Credevano di farla franca ma io li curavo e li beccavo quasi sempre….Castigarli? Sì, qualche rimprovero, ma niente di più, cosa vuole,  erano piccoli, non avevano molti altri divertimenti, e poi all’epoca di dolciumi  ne vedevano proprio pochini…”.

E così la sua ‘croce’ l’ha avuta anche quest’anno, nonostante la pandemia….

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