ARDESIO – La storia dell’Apparizione della Madonna di Ardesio raccontata da Giorgio Fornoni

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di Giorgio Fornoni

Le valli della bergamasca e della Valtellina, tradizionalmente ricche di devozione e di fede cristiana, sono disseminate di santuari, a testimonianza del sentimento religioso che da sempre ispirano le cime delle Alpi. Col suo campanile di marmo che svetta tra le montagne, il Santuario di Ardesio somiglia piuttosto ad una piccola cattedrale. E’ infatti il più celebre, grande e monumentale della Val Seriana. Mantiene vivo nella memoria storica e nel cuore della gente, l’eco di un avvenimento che ha reso questo paese il luogo sacro per eccellenza delle prealpi orobiche.

Era un tardo pomeriggio del 23 giugno dellanno 1607, quando in una casa di Ardesio, dove oggi sorge il santuario, la Madonna in trono apparve a due bambine raccolte in preghiera durante un furioso temporale. Da più di quattro secoli, la ricorrenza de La Parisiù viene celebrata ad Ardesio con una solenne cerimonia, iniziando dalla vigilia.

Gli ex voto

Centinaia di ex voto, alcuni immediatamente successivi al miracolo, raccontano la difficile storia di queste valli: guerre, valanghe, epidemie, incendi, tragedie familiari, ma anche una grande speranza sorretta dalla fede, che proprio nella certezza dell’apparizione della Madonna trovava sicuro fondamento. Nel 1724, la peste infuriava in Valcamonica. Un quadro racconta del pellegrinaggio ad Ardesio compiuto dagli abitanti di Darfo per invocare l’intercessione della Madonna e la fine della calamità. Già cent’anni prima, nel 1609, un altro ex voto, oggi perduto, ricordava una vicenda analoga legata allo stesso flagello. Le ciclopiche valanghe che a intervalli di un secolo hanno colpito il paese di Ludrigno, senza mai far vittime, hanno offerto altri temi forti all’iconografia e all’immaginazione popolare. Così come la caduta di fulmini, gli incendi, le frane di fango, gli straripamenti dei torrenti, raccontati nello stile semplice e diretto tipicamente naif. Lo stesso fiume di Ardesio, il torrente Rino, può diventare occasionalmente una minaccia per il paese. Lo ricorda eloquentemente un altro ex voto, che ora si trova nella sacrestia, datato 6 luglio 1861. Molti dipinti, specie i più antichi, sono andati purtroppo perduti. Alcuni rubati, come venne rubata nella notte tra il 10 e l’11 luglio del 1978, la pregiata corona donata dal Papa nel 1872 e posta sulla testa della Ma- donna nell’affresco centrale del santuario. Un furto sacrilego che ancora oggi desta indignazione tra la gente di Ardesio. La stessa Madonna in bronzo con il bimbo in braccio, la prima rappresentazione del gruppo dell’apparizione, è finita sopra una tomba ad Albino, delle statue delle due bimbe non si sa nulla.

Pellegrini dalle valli

La fama del santuario della Madonna delle Grazie è ancora ben viva in tutte le valli circostanti. Come in Valtellina ed è lì che sono state raccolte molte testimonianze di fede e devozione verso la Madonna di Ardesio e come a Borno, in Valcamonica, dove 50 anni fa il giovane sacerdote Giovan Battista Re, oggi Decano dei cardinali, si apprestava a compiere un suo personale pellegrinaggio di ringraziamento ad Ardesio. Lui stesso racconta: ”Io sono devoto perché tutta la mia famiglia era de- vota, i miei nonni sono venuti a piedi tante volte, mia mamma e mio padre anche… io una volta sola purtroppo anche se ho frequentato questo santuario. 50 anni fa, ero un novello sacerdote sono partito da Borno alle 3.00 del mattino, sono arrivato ad Ardesio alle 10 e 15 ed il cappellano mi ha permesso di celebrare subito la messa. Ho attraversato il fiume Dezzo, la Presolana, la Cantoniera e Clusone. Eun santuario a cui io e la mia famiglia siamo molto legati. Ogni volta che vengo a Borno per le vacanze, sempre passo al Santuario della Madonna di Ardesio per chiedere la sua protezione”.

Le grazie ricevute”

Ma le “grazie ricevute” avvengono ancora oggi. Appena alcuni anni fa, lungo la mulattiera di Ave, saliva una jeep con tre ragazzi a bordo. Il mezzo cadde rotolando in un burrone, con loro c’era anche Carlo Banfi, professore all’università di Brescia e nella sua intervista racconta che si salvarono da quel grave incidente per grazia ricevuta. Alcuni anni fa, nella Cava della Madonna, gli operai addetti all’estrazione del marmo erano assenti per la sosta domenicale. Un gigantesco blocco di roccia si staccò dalla parete piombando nel luogo dove normalmente lavoravano. Uno degli operai, Pietro Pasini testimonia l’accaduto dicendo: ”Quel blocco era veramente pericoloso, eravamo obbligati a lavorare in quella condizione, noi pregavamo la Madonna che non cadesse mentre lavoravamo…  e lei ci ha ascoltato, cadde di domenica, giorno di riposo”. Ancora alcuni anni fa, Pietro Fornoni, mentre stava facendo dei lavori nella segheria di Villa d’Ogna, rimase sepolto in una buca di terra. Si salvò. Un altro miracoloso caso di sopravvivenza. Un altro ex voto, ricorda invece una tragedia nazionale. Nello scoppio della bomba che il 12 dicembre del 1969 devastò la sede milanese della Banca dell’Agricoltura a piazza Fontana, c’erano anche due abitanti della Val Seriana. Entrambi si salvarono. Ma la raccolta di ex voto sulle pareti dello scurolo del Santuario di Ardesio, così come su tante abitazioni private in tutto il circonda- rio, ricorda centinaia di altre storie a lieto fine.

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