Luca Mariani
«Prima del covid era quattro anni che non perdevo una partita dell’Atalanta.» Demetrio Tasca da Parre rivendica con franchezza e fierezza la sua passione itinerante per la Dea: «Dopo la pandemia, appena hanno riaperto gli stadi le ho viste tutte. Purtroppo però abbiamo perso le trasferte più belle: quelle con l’Ajax, con il Liverpool e con il Real Madrid. Sono partite che si possono vedere una volta nella vita e ahimè non siamo riusciti a godercele perché gli stadi erano chiusi.» Nonostante il rammarico per questa storica occasione sfumata a causa del covid, Demetrio ricorda tutta la sua storia d’amore con l’Atalanta: «Da quando è iniziata l’era Gasperini ho viste tutte le partite disponibili. Anche prima andavo in trasferta, ma non sempre. Non avevo questo legame così forte con la squadra perché non andavo tutte le settimane a Zingonia.»
Nato nel 1952, già a inizio anni Sessanta la vita di Demetrio inizia a tingersi di neroblù: «Avrò avuto otto o nove anni quando ho iniziato a seguire l’Atalanta in televisione o alla radio. Eravamo bambini. Andavamo all’oratorio a giocare e ci siamo appassionati a quella squadra: era la squadra bergamasca, quella della nostra provincia.» La grande svolta della vita dell’allora giovane parrese arriva un paio d’anni dopo, quando per la prima volta si accomoda sui gradoni in cemento del fu stadio Atleti azzurri d’Italia: «A dieci anni ho iniziato ad andare al comunale di Bergamo. Le prime volte andavo sempre con il mio coetaneo Giovanni Cominelli. Noi due chiedevamo un passaggio a Gabriele Cossali, un impresario edile parrese, che al tempo era abbonato. Anche se era juventino la domenica andava a vedere la Dea perché era appassionato al calcio, tanto che è stato anche presidente dell’A.S. Parre. Il martedì andavamo a chiedergli se aveva posto per noi due. Lui ci diceva sempre di sì perché altrimenti scendeva da solo. Perciò siamo quasi sempre andati con lui. Comunque per sicurezza noi glielo chiedevamo tutte le settimane. Quindi ogni domenica ci portava allo stadio in macchina. Io e Giovanni andavamo in curva nord da soli, mentre Gabriele andava in tribuna. A fine partita, poi, ci incontravamo fuori dallo stadio per tornare a casa insieme.»
Erano gli anni di Pizzaballa e Domenghini in neroblù. Della prima e unica Coppa Italia vinta dall’Atalanta, ma Demetrio ci tiene a evidenziare che la sua passione atalantina non è direttamente proporzionale ai risultati sul campo della squadra: «Da quel momento c’è stata un’ascesa: l’ho seguita sempre di più, a prescindere dalla categoria.»
Dai campi di provincia della serie C agli stadi più iconici della Champions League, sugli spalti in cui si sentiva risuonare il pota orobico non sono mai mancati i capelli lisci a caschetto di Demetrio che ormai sono quasi completamente bianchi: «Io sono abbonato all’Atalanta da inizio anni Ottanta. Erano le ultime stagioni in cui giocavo a calcio. Fino ai trent’anni ho giocato nella Gandinese.»