Il PD bergamasco, a differenza del centrodestra, non deve cercare il candidato sindaco.
Dopo cinque anni dalla vittoria al ballottaggio, Giorgio Gori si ripresenta tentando ciò che non è riuscito ai suoi 4 predecessori: ottenere un secondo mandato. I bergamaschi, da quando è in vigore la legge elettorale per l’elezione diretta del Sindaco (dal 1993) non hanno mai confermato il sindaco uscente.
Al normale desiderio di rinnovamento dell’elettorato, spesso si è incrociato un trend elettorale contrario al sindaco in carica. Roberto Bruni nel 2009 ha perso nel momento di massimo favore per il berlusconismo, Franco Tentorio nel 2014 si è trovato di fronte il fenomeno Renzi. A Gori toccherà fronteggiare l’onda gialloverde i cui partiti, citando Mao Tze Dong, marceranno divisi per colpire uniti. Al primo turno i salviniani correranno insieme a Forza Italia, convinti che al secondo turno i voti dei grillini si riverseranno sul loro candidato.
L’ex manager Mediaset dalla sua ha un bilancio di opere pubbliche soddisfacente, una macchina burocratica resa più snella e la conferma che in città, nonostante la sconfitta alle regionali del 2018, stacca ancora la coalizione di centrodestra, senza però superare quel 50% che al suo collega bresciano Emilio Del Bono, ha consentito di vincere al primo turno senza passare per un rischioso ballottaggio…
SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 25 GENNAIO