È una domenica mattina di sole a Bergamo, Lisa sorride dall’altra parte del telefono, è stata una settimana impegnativa, il cellulare in tasca che continua a squillare, tanti progetti per la testa, non c’è tempo per fermarsi, “perché la Signora non va in vacanza”. Lisa di cognome fa Martignetti, mamma di Rebecca, 10 anni, lei invece ne ha quasi 41, di professione (ma soprattutto di passione) Funeral Planner, organizzatrice di funerali dal 2019. Un mestiere quasi… sconosciuto in Italia che significa “prendersi cura di chi sta per partire verso il grande viaggio e occuparsi anche e soprattutto di chi rimane”. Lisa con la vita e con la morte ha un rapporto quotidiano, speciale oserei dire, la ‘Signora’ la guarda negli occhi, la affronta con quel fare dolce che accompagna ogni suo passo, ogni sua pianificazione ed entra in punta di piedi nelle famiglie che diventano le sue famiglie. Così come si organizza un matrimonio, così un funerale, e “quel giorno le persone sono lì per te e per nessun altro, tu sei la protagonista. È come realizzare una lista dei desideri”. Mentre mescolo queste parole e ascolto la voce di Lisa, mi passa per la mente il romanzo di Valérie Perrin, ‘Cambiare l’acqua ai fiori’. In Lisa ci rivedo Violette.
“Parlo da sola. Parlo ai morti, ai gatti, alle lucertole, ai fiori, a Dio (non sempre gentilmente). Parlo a me stessa, m’interrogo, mi chiamo, mi faccio coraggio. Non rientro negli schemi. Non sono mai rientrata negli schemi”, un po’ come Lisa, che ha… dato vita a una professione ‘originale’ in un Paese in cui la morte è ancora un argomento difficile da affrontare. E Lisa qui non ci è arrivata di certo per caso, perché la scintilla si è accesa nello sguardo curioso di una bambina che vede il cimitero come un luogo da scoprire, un luogo dove si respira vita a pieni polmoni. Che a qualcuno può sembrare strano, impossibile.
E allora partiamo proprio da qui, da quell’istante in cui la sua mano ha lasciato quella della nonna per andare a raccogliere un vaso che era caduto a terra. “Ho avuto la grandissima fortuna di avere una famiglia che mi ha educato alla ‘Signora’, la morte, fin da piccolina. Avevo quattro anni quando mia nonna mi ha portato per la prima volta al cimitero dove era sepolta la sua bimba, la sorella gemella di mio papà. Mio nonno mi ha raccontato spesso come ho reagito, ero stupita, ho chiesto dove mi trovavo e poi, quando ho visto quel vaso di fiori sono subito corsa a raccoglierlo per rimetterlo al suo posto… e continuo a farlo ancora oggi. E quello è stato anche il primo gesto di mia figlia quando l’ho portata al cimitero… mi viene la pelle d’oca solo a raccontarlo”.
Non è un caso nemmeno che Lisa sui social si faccia chiamare ‘La ragazza dei cimiteri’: “Con il tempo ho coltivato questo grande amore per il cimitero, perché è un luogo di riparo, di sicurezza, di studio, di post produzione delle mie fotografie, di amore e di lettura. È un luogo che per molti è un luogo di morte, ma al suo interno regna la vita. Qui trovi tutto, la vita e la morte, trovi la gioia, che vedo per esempio in mia figlia quando saltella tra i vialetti, perché per i bambini diventa un luogo da scoprire, e poi certo, c’è il dolore, ovviamente. Regnano anche la natura, gli animali, ci sono i gatti che si aggirano tra le tombe, gli uccellini… Io ho la mia panchina, dove mi siedo e osservo cosa succede attorno a me. Ho coltivato anche l’amore per la fotografia e ho iniziato ad immortalare quelle che io chiamo le mie ‘creature’, i monumenti… mi piace l’idea di dare vita a qualcosa che per molti è associato alla morte. Quando entro nel cimitero metto le cuffie nelle orecchie e ascolto la musica… è come entrare in un regno che ti porta lontano da qualsiasi altra cosa”.
Che musica ascolti? “Per me è un rituale fin da quando ero piccola e infatti sono passata dal walkman, al lettore cd, all’ipod e poi al cellulare con Spotify. Io sono follemente innamorata di Nick Cave e quindi è la sua musica ad accompagnarmi costantemente. Ascolto una musica molto dolce, melodica, mi piace molto anche la musica classica”.
Poi succede che Lisa chiede a se stessa qualcosa di più: “Tra il 2018 e il 2019 ho iniziato a documentarmi su quello che riguarda il settore funebre, ne parlo con mio papà, che lavorava in questo mondo. Ci tengo però a sottolineare che non ho seguito le sue orme, perché questo è un lavoro che sin da bambina ha sempre suscitato in me un grande interesse tanto che aprivo il giornale per andare a cercare i necrologi; per molti è la fotografia di una vita finita, mentre per me era leggere i nomi delle persone che ringraziavano e ricordavano il papà, la mamma, il fratello, il nonno e tutte le persone care e ci costruivo una storia, un po’ come quando passeggi al cimitero e vedi le fotografie sulle tombe e fai volare la fantasia. Volevo fare la hostess, così come mio papà voleva fare il pilota (sorride, ndr), e invece alla fine ho lavorato in uno studio dentistico e poi in uno studio medico fino al 2019. Sempre di dolore mi occupavo (sorride, ndr), ma ho capito che non era la mia strada”. …
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