Giorgio Jannone Cortesi
Percassi aveva acquistato il nostro antico stadio di Bergamo offrendo una maggiorazione del 10 % sulla base d’asta richiesta dal Comune pari ad € 7.826.00. Ma da questa cifra vanno sottratti ben 2.260.000 €, per le spese sostenute precedentemente per il restyling (Fonte Calcio Finanza). Quindi aveva pagato una cifra netta intorno ai 6.3 milioni di Euro.
Anche per questo nessuno può dubitare che Antonio Percassi sia un imprenditore capace. Nessuno. Pochi anni dopo questi prezzi scontati è riuscito a vendere l’Atalanta, o meglio la quota di maggioranza della società che controlla l’Atalanta, nel momento migliore della sua storia. Intascando in solitario il malloppo perché nell’operazione (che per primo in Italia ho reso pubblica) non ha voluto minimamente coinvolgere gli altri soci. Nemmeno quelli storici, neppure Miro Radici senza il quale, unitamente all’apporto dell’allora direttore de “L’Eco di Bergamo”, mai avrebbe potuto strappare l’Atalanta dal cuore della famiglia Ruggeri. Oltretutto ad un prezzo che oggi rappresenta un pugno diretto nello stomaco dei soci attuali e passati.
Percassi è riuscito nell’impresa di moltiplicare almeno per 25 il prezzo pagato ai Ruggeri. Ma come ha fatto? Non possiamo pensare che i miliardari americani siano sprovveduti o incompetenti. Tutte le società di calcio del mondo vengono valutate sulla base di alcuni assets.
– Il capitale umano, ossia i giocatori, che nel caso dell’Atalanta sono oggettivamente a fine ciclo o depauperati da serie e reiterate patologie (e dovranno essere perciò svalutati in bilancio).
– Il possibile merchandising, cioè le vendite di prodotti con il marchio Atalanta, che rappresenta una percentuale infima rispetto alle società blasonate.
– Il numero di spettatori, numero disastroso post Covid, ma oggettivamente limitato per bacino d’utenza.
– La notorietà del marchio nel mondo, che è direttamente proporzionale ai trofei conquistati. Trofei purtroppo fermi a zero.
A queste voci dell’attivo patrimoniale vanno sottratti i debiti dell’Atalanta, pari, a livello consolidato, nel 2020, ad € 161.013.058. Oltre 161 milioni di Euro di debiti, una montagna che si somma ai debiti del Gruppo Percassi. La capogruppo Odissea deve infatti, a sua volta, sostenere il peso di 426 milioni di Euro di debiti (e sto considerando solo quelli verso le banche – Fonte “Calcio e Finanza”). Alla limitata somma algebrica ottenuta va poi aggiunta una voce fondamentale per arrivare a calcolare il prezzo concordato con gli americani: lo stadio di proprietà.
E qui sta il problema. serio, molto serio. Per arrivare alle centinaia di milioni pagate dagli zii d’America, lo stadio (con la nuova Curva Nord) dovrebbe essere stato valutato cifre esorbitanti. Ma lo stesso stadio è stato ceduto dal Comune di Bergamo a Percassi, solo quattro anni fa, per pochi milioni di Euro. Insomma il prezzo di un bell’appartamento milanese. E non è facile comprendere come si sia arrivati a calcolare (o periziare), su mandato della Giunta Gori, un valore tanto esiguo se si considera il valore delle migliaia di metri quadrati del campo, delle tribune, dei negozi, dei ristoranti, dei bar, dei parcheggi e i metri cubi delle volumetrie.
A questi numeri enormi, per calcolare l’equo prezzo di vendita del comune a Percassi, si sarebbero dovute aggiungere le entrate connesse all’affitto che l’Atalanta prima della “cessione” pagava ai cittadini bergamaschi e gli introiti dovuti a parcheggi, tribune vip, sponsor, striscioni e cartelloni fissi e rotativi esposti durante le partite dei tornei e dei campionati italiani e internazionali.
E i diritti televisivi connessi oltre alla sponsorizzazione dello stesso stadio, pagata dalla Gewiss. Cifre enormi, che prima incassava il comune, unitamente al canone di locazione dell’impianto, e che ora si cucca integralmente Percassi….
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