BERGAMO La carica dei sindaci candidati e la rivincita-ribalta dei… vice

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Ancora una settimana di campagna elettorale e poi il voto del 4 marzo. Mentre i candidati sono impegnati fra comizi, mercati e gazebo, con l’obiettivo di raggiungere chi il Pirellone e chi i palazzi romani (Montecitorio e Palazzo Madama) c’è chi pensa al dopo voto, al 6 marzo (gli scrutini per la Regione si tengono lunedì 5) quando a fronte dei nuovi eletti potrà esserci uno svuotamento dei consigli comunali. Il caso più eclatante è quello del sindaco di Bergamo, molto strumentalizzato dal centrodestra con tanto di campagna con manifesti 6 x 3 qualche mese fa (per poi candidare i sindaci di Forza Italia e Lega). Giorgio Gori è stato eletto nel 2014 e la scadenza naturale della sua amministrazione è nel 2019 e il ruolo di sindaco è incompatibile sia con quello di Presidente di Regione che con quello di Consigliere regionale. Ovviamente nel secondo caso starà al Sindaco, in base anche al risultato elettorale in città, decidere se restare a Palazzo Frizzoni per tentare un secondo mandato o guidare l’opposizione in Regione. In caso di vittoria il Consiglio Comunale prenderà atto dell’incompatibilità e per un anno e due mesi i poteri passeranno a Sergio Gandi, attualmente vicesindaco. Quattordici mesi non sono molti, ma la partenza sarà di certo impegnativa visto che le prime decisioni riguarderanno la Giunta: Gori infatti aveva tenuto in capo a sé le Deleghe alla comunicazione, politiche sovracomunali, fondi comunitari, attività produttive e commercio, personale, partecipazione, società ed enti partecipati. Troppe per Gandi che in questi anni ha seguito il Bilancio, i tributi e la sicurezza…

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