BERGAMO L’ANALISI Le mini-elezioni della Provincia hanno due vincitori: Rossi e Sorte Aspettando la madre di tutte le battaglie

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Da qualche tempo entrare nel palazzo della provincia di via Tasso rischia di mandare in depressione il visitatore più o meno casuale. Uffici semivuoti, corridoi sgombri, aula del consiglio quasi sempre con le luci spente. E non potrebbe essere diversamente visto che la riforma Delrio del 2014 ha previsto per le province una derubricazione ad ente di secondo livello (quindi senza elezione diretta) con minori competenze, istituendo 9 città metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, cui si aggiunge la città metropolitana di Roma capitale) e lasciando senza compenso tutti i consiglieri.

Ente di secondo livello significa che i consiglieri (16 più il presidente) vengono eletti dai consiglieri comunali dei comuni di tutto il territorio, e possono essere eletti solo se loro stessi sono membri di un consiglio comunale. Durano in carica 2 anni, mentre il presidente resta il doppio, per 4 anni.

Nell’ottobre del 2014, alla prima tornata elettorale post-riforma è andato in scena quello che la Lega ha cominciato a denunciare come il grande inciucio in salsa bergamasca. A sostegno della candidatura del democratico Matteo Rossi ben tre liste: la civica del PD (con 7 consiglieri eletti) quella di Forza Italia (3 consiglieri) e quella dell’NCD (2 consiglieri). Unico partito all’opposizione la Lega Nord (4 consiglieri).

Due anni vissuti pericolosamente per il Presidente Rossi: fra rischio di default finanziario, trasporto extraurbano da tagliare ed infrastrutture da terminare o cominciare senza una copertura finanziaria. E poi i minori trasferimenti dallo Stato, l’obbligo di ridurre il personale in eccesso (per le deleghe tolte), le partecipate, sorte con la gestione Bettoni e continuate con Pirovano, con libri contabili in pessimo stato.

Ma anche, per Rossi, una grande popolarità ormai acquisita, spendibile alle prossime elezioni regionali, sufficiente per sfidare due campioni delle preferenze: Jacopo Scandella e Mario Barboni. E con alcuni consiglieri impegnati su diverse partite: Francesco Cornolti a seguire bilancio e personale, Pasquale Gandolfi alle infrastrutture, Mauro Bonomelli al trasporto.

Dopo due anni il consiglio è tornato al voto (sabato scorso, 1° ottobre) e, dopo aver strappato alle Lega la città di Caravaggio, il PD sperava di poter ottenere l’ottavo consigliere ed essere così autonomo (8 più il presidente per avere nove voti su 17)…

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