Il professor Vincenzo Cubelli dirige l’Ufficio scolastico territoriale di Bergamo. Quello che un tempo veniva chiamato Provveditorato agli Studi. Milanese di nascita, classe 1962, ha insegnato latino e greco, poi ha diretto l’Istituto di Presezzo, dirottato a Milano nell’Ufficio scolastico regionale ha preso il posto di Patrizia Graziani, andata in pensione.
La prima domanda sembra banale ma deriva da una storia datata ma ancora presente in memoria per tanti insegnanti su di età: perché non vi chiamate più provveditori?
“Sono intervenute profonde modifiche nel sistema amministrativo anche relative alla scuola per cui quell’ufficio che io dirigo che si chiama Ufficio scolastico territoriale, o provinciale o anche comunemente di ambito territoriale, ha in realtà delle mansioni prettamente amministrative che sono regolate da un sistema amministrativo ben preciso. (cita i termini delle leggi – n.d.r.). Le mansioni principali che io ho riguardano per esempio gli organici della scuola, delle scuole di ambito territoriale, la gestione delle graduatorie, la gestione dell’organico del personale docente, educativo ed ATA al fine dell’assegnazione delle risorse umane ai singoli istituti scolastici autonomi. Questa è la più importante delle mansioni che svolgo per la quale sto lottando da tre mesi a questa parte con sogni e incubi annessi e connessi”.
Perché mancano ancora tanti insegnanti?
“Abbiamo lavorato su 30.000 domande di aspiranti supplenti per andare a coprire circa 3500 posti. Questi sono i dati, abbiamo coperto al momento più del 90% degli incarichi, rimane scoperta solo una piccola parte”.
Quindi sono state più le domande dei posti disponibili…
“Sì. La Lombardia ha avuto circa 300.000 domande di aspiranti, noi ne abbiamo avuti 30.000, poi, attenzione, ci sono tantissime domande ad es. per l’insegnamento di diritto ed economia e poche per matematica o ingegneria, quindi il fatto che ci siano tante domande non sempre significa che sia una buona notizia. Tornando a noi, il ruolo dell’ufficio è prettamente amministrativo, ecco perché si definisce ‘dirigente di ambito territoriale’. Il Provveditore invece faceva riferimento ad una situazione molto diversa che prevedeva e sottintendeva il rapporto di subordinazione delle Istituzioni scolastiche a me, il che non è assolutamente vero:
1. le istituzioni scolastiche sono autonome, hanno un’autonomia costituzionale molto forte
2. i dirigenti scolastici non sono miei subordinati, dipendono piuttosto dal direttore generale, dal quale dipendo anch’io per altri versi e così mi arrivano un sacco di richieste che non sono relative all’ufficio ma alla dirigenza scolastica. Per esempio la mamma che mi dice ‘mio figlio è stato
bocciato, faccio ricorso’, non esiste il ricorso a me, il ricorso alla bocciatura si fa o verso l’organo che ha bocciato il ragazzo, in questo caso il Consiglio di classe e quindi al dirigente scolastico o al Tar”.
A livello popolare si pensa che l’autonomia delle scuole, dei vari istituti, riguardi anche la nomina dei docenti, allora non è così…
“Loro nominano solo su ‘posti residuali’. Cioè io ho queste graduatorie provinciali di supplenza, quanto le esaurisco, vale a dire non ci sono più aspiranti, ma rimangono posti da coprire, io le restituisco alle scuole che chiamano dalle loro graduatorie d’istituto oppure dalle cosiddette ‘messe a disposizione’ con docenti che magari si sono appena laureati e danno la propria disponibilità a fare supplenze brevi e temporanee”.
Quali sono i settori in cui c’è carenza? Lei mi ha parlato di 30.000 domande per 3.500 posti.
“In linea di massima gli ambiti scientifici tecnologici perché ovviamente, per essere pratici, un ingegnere guadagna molto di più a fare l’ingegnere piuttosto che il docente e la stessa cosa per gli informatici”.
Infatti mancano negli istituti della nostra zona insegnanti, ad esempio di informatica…
“Certo, noi in Italia abbiamo carenza di laureati in quelle che si chiamano Stem cioè discipline scientifiche, tanto più quella carezza si avverte nella scuola”.
Un tempo il Provveditore dava degli indirizzi didattici… Ricordo quando c’è stato il problema delle pluriclassi che arrivava sul posto il provveditore a dare delle indicazioni precise.
“Adesso non si danno indirizzi, io gestisco l’organico secondo i numeri che sono regolati da un DPR che è quello del 2009, quello con cui la Gelmini ha fatto tagli, per cui obbedisco. Una pubblica amministrazione porta ad esecuzione alcuni atti sulla base di norme prestabilite. La pluriclasse la do laddove ho nove bambini che possono stare insieme, adesso non ricordo bene i numeri, comunque noi obbediamo a norme precise. Questo fa l’amministrazione: dà esecuzione con i suoi atti amministrativi a leggi che sono deliberate altrove, come è giusto che sia”.
Lei ha presieduto come preside o dirigente scolastico, adesso si chiamano così, l’istituto Betti Ambiveri di Presezzo, quindi viene dalla gavetta, dall’esperienza diretta sulle scuole. C’è bisogno o no di quello che era il vecchio coordinamento anche pedagogico del provveditore, oppure il nuovo ruolo che lei mi ha illustrato è sufficiente per coordinare le varie autonomie della scuola?
“In realtà oggi le scuole sono autonome anche nell’organizzazione della didattica tanto che ogni scuola produce il suo Piano triennale dell’offerta formativa. Le scuole lo fanno in rapporto a una norma centrale data dal ministero e dalle istanze del territorio. È il concetto di sussidiarietà orizzontale, cioè le scuole sono le più vicine ai genitori, ai bambini, ai ragazzi, per cui devono saper trasformare nella maniera più adeguata, più funzionale alle esigenze della comunità le direttive del centro. In questo noi scompariamo, non ci siamo in questa linea, noi siamo soltanto sulla linea della gestione amministrativa”….
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