I numeri sono impressionanti. E dietro ogni cifra ci sono storie e volti. Uomini e donne. Fatica e aiuto. Povertà e solidarietà. Il fondo Ricominciamo Insieme è uno dei grandi fatti della storia di Bergamo nell’anno 2020. Il virus, i morti, la paura, le difficoltà. Ma anche una gigantesca impresa di contrasto alla povertà generata dall’epidemia.
L’iniziativa
Ricominciamo Insieme è nato nella primavera dello scorso anno sotto la cabina di regia della Caritas diocesana. E grazie ai cuori e alle mani di un esercito di volontari che hanno unito le forze e si sono dati da fare da giugno del 2020 a marzo del 2021 a sostegno di famiglie e piccole aziende che si trovavano in nuove situazioni di povertà. Il fondo istituito ammonta a ben 10 milioni di euro: 2 milioni sono stati messi da Caritas e Diakonia, 1 milione dai Vescovi italiani della CEI (attingendo ai fondi dell’Otto per mille), 1 milione dalla Diocesi di Bergamo, 1 milione dai sacerdoti bergamaschi che hanno offerto tre mensilità del proprio stipendio e da altre offerte. Gli altri 5 milioni sono arrivati da una grande erogazione libera di Intesa San Paolo.
Tantissime le richieste arrivate, sia da parte delle famiglie che hanno subito una perdita di reddito, sia da parte delle piccole aziende. Nel primo caso, la condizione richiesta era il limite delle entrate mensili, uguali o inferiori a 400 euro a persona (ad esclusione delle spese per mutuo o affitto della prima casa, comprendendo invece gli altri contributi statali, regionali o comunali per l’emergenza covid).
Il fondo ha previsto aiuti anche per le piccole aziende (con non più di 5 dipendenti), che avessero subito un calo del proprio reddito o fatturato di almeno il 50%, concedendo un finanziamento agevolato fino a 20 mila euro.
L’iter per la presentazione delle domande è stato fissato con precisione e risponde ad una vocazione alta di aiuto. Le persone bisognose compiono il primo passaggio dal proprio parroco o dalla commissione predisposta dai parroci, talvolta a livello di singola parrocchia, altre volte invece come Unità pastorale o fraternità: due o tre persone che ricevono, accolgono e ascoltano. Le richieste vengono poi inviate agli uffici centrali di Caritas, che procede a vagliare la domanda e, in caso di buon esito, ad erogare la carta soldo, per tre mesi consecutivi: 600 euro al mese per i singoli, 800 per le coppie, 1.000 per le famiglie di 3 o 4 persone, 1.200 per le famiglie di 5 persone (con l’aggiunta di 1.000 euro a partire dal 4° figlio minore); prevista anche l’aggiunta di 500 euro al mese per le famiglie con disabili. Un contributo abilitato al solo pagamento delle necessità primarie: abitazione, alimenti, educazione e disabilità.
Se numerose sono state le richieste di aiuto, altrettanto imponente è il numero di forze che si sono mobilitate per tendere una mano. E molti dei protagonisti della solidarietà sono stati volti nuovi. Nelle commissioni sono stati coinvolti circa 230 volontari: membri storici di Caritas, ma anche 150 persone alla prima esperienza in ambito caritativo. Per accedere agli aiuti è previsto un incontro iniziale e anche la carta soldo viene poi mandata alla commissione, che effettua la consegna: non è solo un modo per spingere a dire grazie, che pure è importante, ma soprattutto per creare conoscenza e relazione, nella convinzione che il povero non sia solo un fruitore di servizi ma un cittadino e un figlio di Dio.
Il bilancio
I dati definitivi forniti da Caritas parlano di 3.823 domande presentate nel periodo fra giugno e dicembre. Di queste, 2.600 positive, concluse con l’erogazione delle carte soldo. “Alcune non sono state ammesse per diverse ragioni – spiega un’operatrice di Caritas – o perché provenienti da fuori Diocesi o perché le persone percepivano già altri redditi come una pensione o il reddito di cittadinanza, che non sono calati; ancora, persone che superavano il limite del reddito o erano già disoccupati prima della pandemia e sono stati dunque indirizzati all’altro fondo di Caritas destinato a loro: Nessuno resti indietro….
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