Matteo Rossi, lo ricordiamo per i distratti, è il nuovo Presidente della Provincia. Zero indennità per lui come per tutti. Ma la rincorsa a quella poltrona è stata affannosa per tutti. Il perché lo si capisce adesso: ci sono le nomine negli “enti partecipati”, vale a dire quelli in cui la Provincia ha delle “azioni” e diritti a mettere i suoi uomini con relativa indennità, anche rilevante. Quindi posti che fanno gola a tutti.
E’ qui che è emersa la vocazione “patteggiatrice” (il termine è riferito anche alla sua vicenda giudiziaria per firme false sulle candidature del 2010, per cui ha… patteggiato) del neo presidente. Pubblichiamo lo stralcio centrale del lungo articolo che trovate sul giornale con i retroscena e i maldipancia del Pd, partito di riferimento, per le nomine in Sacbo e altri enti.
(…) E con le nomine nelle partecipate è cominciato un balletto che, scontentando tutti, lo ha fatto emergere come politico autonomo dai partiti, lui che nei partiti (prima DS poi PD) mai è stato un capocorrente, da sempre legato a Maurizio Martina, e che dal suo partito ha avuto diverse delusioni, soprattutto nel 2009 (quando non è riuscito a farsi eleggere segretario provinciale e ha dovuto fare strada a Gabriele Riva) e nel 2013, al momento delle elezioni regionali, quando si parlò di una sua possibile candidatura per il Pirellone.
Ma la sua capacità di essere in buoni rapporti con tutti, avversari compresi (nel PD anche i civatiani hanno appoggiato la sua candidatura in provincia), i suoi contatti col mondo cattolico (è stato responsabile regionale dei cristiano sociali) lo hanno portato a intessere relazioni anche fuori dal PD: da Carlo Vimercati (uomo forte della Fondazione Cariplo) a Giampiero Benigni (storico collaboratore dell’ex deputato DC Giancarlo Borra) che proprio Rossi ha portato nel PD, facendolo eleggere nella Assemblea Regionale, al primo posto nella lista cittadina.
Così, quando c’è stato da affrontare il tema delle prime nomine nelle partecipate, il neo Presidente non è stato tanto a consultarsi con la coalizione (PD, Forza Italia e NCD) ma neppure col suo partito (cosa che ha infastidito parecchio il suo segretario provinciale Gabriele Riva).
Prima ha indicato Daniele Rota, dirigente delle cooperative sociali e molto legato a Rossi, alla guida di ABF (Azienda Bergamo Formazione), l’azienda speciale (l’ex Centro di Formazione Professionale) che si occupa di formazione dei ragazzi delle scuole superiori.
Poi ha affrontato la nomina in Sacbo (per il posto lasciato libero da Diego Alborghetti, leghista nominato in maniera formalmente scorretta e quindi costretto alle dimissioni) in chiave del tutto tattica, usandola come merce di scambio con il leghista Belotti.
Avendo capito che non c’era nulla da fare, ha messo la carica sul tavolo di Forza Italia, nominando Enrico Piccinelli, senatore di Forza Italia, già assessore ai trasporti in Comune (ai tempi di Cesare Veneziani) e assessore di Pirovano in via Tasso. Nomina che ha lasciato perplessi quasi tutti i democratici. A partire, come si è scritto, da Gabriele Riva, arrivando ai deputati passando per Palazzo Frizzoni. Giorgio Gori infatti si era sforzato di indicare un nome di alto livello per la società che gestisce lo scalo bergamasco. Renato Redondi non viene dal PD ma ha un curriculum professionale di tutto rispetto nel settore. (…)
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