BERGAMO – SCENARI – Gori vola ad Hammamet ma punta a Roma

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“Bologna è una vecchia signora…” cantava Francesco Guccini. E la vecchia signora ha fatto tirare un sospiro di sollievo al segretario nazionale del PD, Nicola Zingaretti, perché grazie al voto delle aree metropolitane (col capoluogo di regione in testa) il centrosinistra è riuscito a tenere l’Emilia Romagna, respingendo l’assalto di Matteo Salvini, ed evitando, oltre una probabile crisi di Governo, la convocazione di un congresso ad alto tasso di conflittualità per il Partito Democratico.

Perché difficilmente Zingaretti, solo 11 mesi fa proclamato segretario dai 2/3 del popolo delle primarie, avrebbe potuto far passare in cavalleria una bocciatura nelle urne.

Anche a Bergamo, e precisamente in città alta, la notte del 26 gennaio c’è chi ha tirato un sospiro di sollievo, al contrario di quanto tanti commentatori ipotizzavano.

E’ vero, Giorgio Gori nelle ultime settimane si è mosso molto, ha partecipato ad eventi nazionali del suo partito, è andato in TV, ha scritto due documenti “pesanti” sul “Foglio” di Claudio Cerasa, tanto da far pensare, e scrivere su alcuni giornali, che fosse pronto a scendere subito in campo come candidato segretario.

Ma un rinvio del congresso alla sua data naturale, fine 2022 o inizio 2023, gli consente di organizzarsi, tessere alleanze, affilare le armi, far calare la tensione (in città nella maggioranza qualche fibrillazione è emersa) valutare pro e contro e guardare a quello che si muove ai confini del PD, tutto per un pensiero che ha in testa dalla notte del 28 maggio scorso, quando è stato riconfermato sindaco per la seconda e ultima volta: cosa farò dopo?

Perché il personaggio non è il classico esponente politico cresciuto nelle stanze di un partito di centrosinistra con percorsi di crescita che possono variare, ma solitamente lineari fra responsabilità nell’organizzazione politica, un po’ di sindacato, qualche anno in consiglio comunale, assessorati e poi il salto verso Milano (Regione) o Roma (Parlamento)….

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