“Sono passati tanti anni, ma gli anni cosa sono di fronte al male e al bene? Non lo so, so che rimane tutto qui, nel cuore e fa male”. P. arriva da Teheran, in Italia ci è arrivato tanti anni fa, scappato da un regime che ‘mi faceva schifo’, a Teheran ci torna spesso, almeno tre volte l’anno, perché lì ha tutti i parenti, genitori, fratelli, sorelle, nipoti e tanti amici ma la vita è altro. “Vi stupite di quello che vedete in tv ora ma succede da una vita in Iran, solo che sino a un anno fa non gliene fregava niente a nessuno. Lo sai che un anno fa hanno ucciso 5000 persone? Sparando addosso alle manifestazioni, picchiandole, torturandole, nel silenzio assoluto”.
La ragazza scomparsa
- racconta: “Un giorno mio padre è andato a trovare un amico, un commerciante di Teheran, appena ha visto mio padre si sono abbracciati, ha chiuso il negozio e lo ha portato sul retro, è scoppiato a piangere e si è messo a raccontare, aveva una figlia di 16 anni, simpatizzante di alcuni gruppi dissidenti del regime, ha partecipato a una manifestazione insieme a questi gruppi, i genitori non sapevano nulla. Quella mattina aveva detto loro che sarebbe andata dalla zia, in realtà aveva partecipato a una manifestazione ma i genitori non lo sapevano. All’ora di pranzo non torna, nel pomeriggio nemmeno, cominciano a cercarla, niente da fare, non l’hanno più trovata. Scomparsa. Un mese dopo i genitori ricevono una telefonata”.
Nella telefonata dicono che era stata arrestata, il padre si reca in carcere: “Appena arrivato lo hanno riempito di insulti. Lo hanno accusato di aver cresciuto una figlia contro il regime, una puttana, gli hanno buttato davanti un pezzo di carta dove c’era scritto una sorta di testamento della ragazzina, dove chiedeva scusa e salutava padre e madre”. La ragazzina era stata fucilata. “E visto che se una ragazza è vergine al momento della morte non può andare all’inferno, prima è stata violentata e sverginata. Poi uccisa. E mentre lo raccontavano al padre lo coprivano di insulti. Hanno fatto pagare al padre i bossoli con cui hanno sparato alla figlia e poi hanno indicato dove fosse sepolta”.
Il cimitero di Teheran è immenso, solo per girarlo in auto ci vogliono 20 minuti, ci sono sale per cerimonie, perfino ristoranti, un posto immenso su più piani. Poi c’è un angolo, lontano e isolato da tutto il resto, dove vengono seppelliti senza lapide e senza fiori i ragazzi che secondo il regime sono contro: “Non hanno diritto neanche a un funerale, a una sepoltura, a un fiore, niente, come non fossero esistiti. Il padre si reca nel posto dove hanno seppellito la figlia, si inginocchia e comincia a piangere, dietro di lui sente arrivare qualcuno, gli chiedono cosa fa lì, cominciano a insultarlo e picchiarlo, calci, pugni, lo deridono. Mi ha raccontato di essere scappato in un angolo, ha chiuso gli occhi e li ha riaperti quando ha visto una luce coprirgli il viso, era arrivata l’alba e nemmeno se ne era accorto”. L’uomo è tornato a casa, al suo lavoro come se la figlia non fosse mai esistita, almeno per chi lo vede dal fuori: “Lo hanno obbligato a non ricordare la figlia, a non vestirsi di nero per il lutto, a riaprire già il giorno dopo il negozio, a fare come se non fosse mai esistita. La moglie è impazzita, ogni mattina partiva all’alba e diceva che andava incontro a sua figlia, che stava tornando, poi andavano a prenderla e la riportavano a casa”.
Questo è successo a Teheran qualche anno fa, non adesso, non in questi giorni dove tutti i media trasmettono immagini terribili, questo è l’Iran da decenni, ad alcuni è andata pure peggio, se peggio di così può andare davvero. P. è sposato e vive con la moglie italiana qui, in uno dei paesi del lago, ha figli: “Mi raccomando l’anonimato, altrimenti quando torno mi arrestano e per me è la fine. Vado due o tre volte all’anno in Iran e quello che vedete ora c’è da 40 anni, l’Iran è un vulcano, l’Occidente non ha mai voluto vedere, solo ora apre gli occhi, un anno e mezzo fa in 5 giorni per esempio hanno ammazzato 5000 persone, le ha ammazzate il governo, gente che manifestava per strada, gli sparavano addosso, anche con l’elicottero. I pasdaran non perdonano”.
I Pasdaran
Pasdaran, in persiano ‘colui che veglia’, i cosiddetti ‘guardiani della rivoluzione islamica’: “Non è vero che proteggono il paese, proteggono solo la rivoluzione komeinista, tutto è cominciato nel 1979. Noi siamo diversi dagli altri popoli di quella zona, basta vedere il nostro colore della pelle, i nostri tratti somatici, la lingua che deriva dalla lingua indoeuropea. Gli iraniani all’inizio non erano neanche musulmani, lo sono diventati dopo, con la spada. Prima c’erano altre religioni, lo zoroastrismo (è una religione di salvazione. Ha un suo proprio libro sacro, l’Avesta. La dottrina caratteristica è il dualismo: l’universo è diviso in due parti contrastanti che procedono da due principî antagonistici, lo “Spirito buono” e lo “Spirito cattivo” ndr), poi il mitraismo (culto del dio iranico Mitra, che rappresenta un particolare sviluppo dell’antica religione persiana nel segno del sincretismo iranico-babilonese). Poi i musulmani, prima sunniti e poi sciiti, una storia lunga, durata secoli, noi siamo diversi dall’Iraq dove sono arabi e c’è la lingua araba, gli iraniani sono diversi, non c’entriamo niente nemmeno con i pakistani, con gli afgani, siamo mondi diversi. Siamo un misto, 80 milioni di persone, le regioni verso l’Iraq parlano arabo, quelle verso il Pakistan e l’Azerbaigian parlano turco, noi abbiamo la nostra lingua persiana”. …
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