Bossico è un paese particolare. Di quelli dove colline e vista lago fanno la differenza. E l’hanno sempre fatta. Ma per tutelarsi e rimanere così non è poi così semplice. Il CST-DiathesisLab dell’Università di Bergamo ha scoperto cose interessantissime grazie ad un lavoro finanziato dall’Associazione Bossico Borgo Turistico Diffuso. “A Bossico i boschi e i prati sono stati preservati e le costruzioni si sono concentrate nella sola zona dove sorge il paese – spiegano – fermando l’espansione edilizia nonostante la forte preponderanza di questo tipo di attività nella zona. Ripercorrendo la storia di Bossico è impossibile non notare come questi saperi legati al bene comune siano insiti e radicati nella sua cultura. Basti pensare che, secondo un’antica consuetudine, alcuni pascoli e boschi venivano lasciati all’uso comune degli abitanti. Nella vicinia, la vita sociale ed economica era regolata dall’appartenenza ad un fuoco: ovvero una casa dove vivevano persone unite da vincoli di parentela. Erano famiglie patriarcali che prevedevano la presenza di un capo fuoco, solitamente il nonno, che gestiva il lavoro dei campi e inoltre rappresentava tutti coloro che vivevano sotto il suo tetto durante gli incontri con gli altri capi fuoco. Questi si riunivano regolarmente, due volte all’anno, nella casa comunale oppure nella chiesa di S. Rocco, per discutere i problemi collettivi, eleggere i propri rappresentanti le cariche civili o i parroci.
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