BOSSICO – Quando Enrico Scalzi (padre di Don Gino), direttore dell’Accademia Tadini, nascose le opere nella canonica di Bossico

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Dopo l’8 settembre 1943, con la firma dell’Armistizio dell’Italia con gli alleati anglo/americani, iniziò l’occupazione del nostro Paese da parte dell’esercito tedesco. Anche la nostra provincia e la nostra zona vide la presenza dei soldati tedeschi, che fecero la sede del loro comando nell’accademia Tadini di Lovere. Pochi ricordano, se non gli addetti alla pinacoteca, che in previsione di tale evento e per evitare un saccheggio i responsabili del Tadini si attivarono per porre in salvo le opere più importanti. Un piccolo fatto di storia locale, nonché di coraggio e eroismo, che merita di essere ricordato. Ai tempi era parroco di Bossico Don Ettore Capitanio (Lovere 25/03/1912-Brescia 19/10/2004) che appunto per le sue origini loveresi ben conosceva il Prof Enrico Scalzi, padre di Don Gino, ai tempi direttore dell’accademia e probabilmente da entrambi nacque l’idea di nascondere le casse contenenti le opere più importanti nella canonica di Bossico. Anni fa, lo stesso don Ettore mi raccontò tale fatto. Le opere vennero trasportate a Bossico nottetempo, fasciando gli zoccoli dei cavalli per attutire i rumori. Come nascondiglio venne scelto un ripostiglio della canonica che, sempre durante la notte venne completamente murato. Don Ettore, con la sua aria sorniona raccontava divertito come la mamma e la sorella che vivevano con lui, fossero alquanto disorientate nel vedere al mattino che non esisteva più una stanza della canonica.

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