Il territorio dell’Altopiano di Bossico, per larga parte, è coperto da ampie pinete prevalentemente di abete rosso e, in minima parte, di larici e pini. Definirei oggi questa realtà una grande ricchezza a livello ambientale, turistico e paesaggistico. Quando decantiamo i nostri pregi turistici non manchiamo di evidenziare queste peculiarità e le bellezze naturalistiche dell’altopiano. Anche nella storia del paese di Bossico la pineta ha rappresentato una ricchezza, perché la comunità di persone (vicinia) spesso si è finanziata, per spese ordinarie e straordinarie, dalla vendita del legname dei boschi comunali. Oserei direi che nei secoli la popolazione di Bossico ha vissuto in simbiosi con la sua pineta. Si pensi che ben 290 ettari, su circa 700 ettari di superficie comunale ( il 40%) sono di proprietà del Comune fin dal medioevo, e di questi ben 274 ettari sono superficie boscata con piante ad alto fusto. Conservare nei secoli una così ampia area di proprietà comunale testimonia l’importanza del “bene pubblico” che affonda le sue radici nella nascita dei comuni fin dal medioevo e di come la gestione della vita civile si fondasse su radici democratiche e partecipative del popolo, che decideva liberamente sulla propria “vita civica”. Nel 1596 Giovanni da Lezze, quale capitano di Bergamo per la Repubblica Veneta, nel redigere la descrizione di Bergamo e del suo territorio, cosi scrive tra le altre cose di Bossico :”godono boschi comunali de quali trazeno (traggono)ogni 10 anni per Lire 1.500….” (dalla vendita del legname) In una riunione della vicinia in data 16 dicembre 1787 (ricerca di Don Francesco Baiguini), a seguito di un anno disastroso, per avversi eventi atmosferici e per l’aumento del prezzo del grano, si delibera: “ si è deciso di vendere tanta legna di paghera fino alla possibilità di dare lire 30 ad ogni anima, ma soltanto per gli originari abitanti” (che risiedevano in paese da almeno 50 anni)…
SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 8 OTTOBRE