BRATTO – Alberto, Beppe e il Thomas Market dal 1952: “Abbiamo iniziato con un tavolo da cucina e il macinino del caffè…”

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Il cielo è grigio e qualche goccia di pioggia è tornata a bagnare l’asfalto dopo qualche ora di tregua. Le lancette dell’orologio segnano le 15:30 in punto e dietro le vetrate del Thomas Market di Bratto vedo i sorrisi di Giuseppe Tomasoni, della moglie Mea e della loro dipendente, Vanessa, che attendono il mio arrivo. Mi bastano pochi attimi e pochi sguardi per capire che questa è la bottega di paese che profuma di un ambiente familiare dove i clienti si conoscono tutti per nome e si conoscono persino le abitudini, i gusti, un luogo dove ci si può ancora lasciar coccolare da un consiglio e quattro chiacchiere prima di buttarsi a capofitto nella frenesia della quotidianità.

E’ arrivata?”, sento una voce provenire da dietro le scaffalature. Spunta Alberto, classe 1936, il papà di Beppe. Mi stringe la mano e sento nelle sue prime parole la giusta dose di emozione, quella che fa vibrare la voce e le corde del cuore. Ed è proprio Alberto il mio Cicerone in questo viaggio dentro la storia del Thomas Market, premiato poche settimane fa da Regione Lombardia. Mi fa strada nel negozio e poi ci accomodiamo in una stanza alla destra del banco dei freschi, “questa era la loro sala e cucina quando Beppe era piccolo. Andavano di sopra solo per dormire, mentre noi oggi viviamo di sopra”, mi spiega Mea, che si siede al tavolo con noi. Alberto tiene già tra le mani un bel po’ di foto storiche, ma a queste ci arriviamo più tardi.

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