Buon anno

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(p.b.)E’ un anno che gioca con il numero 20 e non si ripeterà più nel tempo che ci rimane (che ci illudiamo sia eterno). Ed è pure bisestile. Tutti lo augurano e se lo augurano “buono”. E ci aspettiamo una nuova vita. «“Poi vidi un cielo nuovo e una terra nuova, perché il primo cielo e la prima terra erano spariti (…) e Dio stesso dimorerà fra gli uomini. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più morte, né lutto, né grido, né pena esisterà più, perché il primo mondo è sparito”. E colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”» (Apocalisse 21 – 1,5). Siamo diventati miopi, non alziamo più gli occhi al cielo e nella “prona terra troppo è il mistero” (Pascoli) e scambiamo troppo spesso Dio con qualche dio minore (molto minore) che promette (a salve) una “nuova terra” nell’evidenza che di un “cielo nuovo” sembra non importi a nessuno. Asciughiamo le lacrime, alziamo gli occhi al cielo, cerchiamo di allungare la vista oltre il piccolo orizzonte delle nostre siepi. Vi auguriamo di scoprire “nuove terre e nuovi cieli” e di fare, senza aspettare Godot seduti su un paracarro, come cantava Paolo Conte, “nuove tutte le cose”. Buon anno.

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