Il nostro viaggio nei piccoli borghi della bergamasca prosegue. Siamo in Val Calepio, a Santo Stefano del Monte degli Angeli. Ci fermiamo davanti al palazzo comunale, a Carobbio. Il cancello è aperto, ma gli uffici sono chiusi. Attorno a noi c’è il silenzio e ai tempi del Coronavirus, non potrebbe che essere così. Il cielo è grigio, piove. Qualche centinaio di metri più in là ecco il nostro borgo, Santo Stefano degli Angeli. C’è qualcosa di poetico, di paradisiaco, in queste sei parole. E in queste sei parole è racchiuso il nome di un Comune esistito fino al lontano 1928, quando nei primi anni del regime fascista si decise, dall’alto, di sopprimerlo e di unirlo al vicino Carobbio. Nacque così l’attuale Comune di Carobbio degli Angeli, di cui Santo Stefano è frazione (insieme a Cicola).
Il piccolo borgo ai piedi del colle era in passato un piccolo villaggio agricolo immerso nel verde, tra i campi e i vigneti. Questa atmosfera antica non è scomparsa, anche se accanto al piccolo centro storico sono spuntate come funghi molte villette.
Lungo il tratto di strada che collega il centro storico di Carobbio alla frazione di Santo Stefano degli Angeli, una signora ci racconta: “Quello di Santo Stefano è un centro storico ben tenuto, veramente bello, se proseguite lungo questa strada potrete vederlo con i vostri occhi e ve lo dico io che abito a Carobbio (sorride – ndr). Abito poco distante dal palazzo del Comune e, purtroppo, devo dire che è messo peggio il nostro centro storico. A Santo Stefano, lo noterete anche voi, non c’è niente fuori posto. Invece – sottolinea sconsolata – lo stesso non lo posso dire del centro storico di Carobbio…”.
C’è campanilismo tra i due borghi? “Altroché, ce n’è anche troppo…”, sorride la signora. Poi le squilla il cellulare, ci saluta e prosegue la sua passeggiata verso casa.
Riprendiamo il nostro viaggio lungo la strada principale, alzando gli occhi si può ammirare il castello medioevale, ormai ristrutturato e ammodernato, che domina sui due borghi. In particolare, il castello sul colle troneggia sul borgo di Santo Stefano, che è compostamente raccolto ai suoi piedi.
Prima di entrare nelle storiche vie, notiamo un furgone fermo davanti a noi, con le quattro frecce lampeggianti. Scende il corriere, uno straniero, suona il campanello, attende una risposta dall’altra parte del citofono e dopo una manciata di secondi dice: “Signora, mi apra il cancello… non entro, il pacco lo lascio davanti alla porta”. E’ ancora questione di Coronavirus, si mantengono le distanze di sicurezza, i contatti tra le persone sono ridotti al minimo….
SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 20 MARZO