Quella fatta alcuni mesi fa da Ilenia Migliorati è una scelta radicale e che, addirittura, sembra fuori dal tempo. Una scelta di vita e di fede che l’ha portata a entrare nel monastero delle Carmelitane Scalze di Cividino, a Castelli Calepio. Sì, il futuro della ventinovenne Ilenia è quello di diventare suora di clausura. In questa intervista concessa al nostro giornale, la giovane di Castione della Presolana racconta se stessa, la sua infanzia, la sua vocazione, il suo rapporto con Dio e il mondo.
Ilenia in queste pagine ci aiuta a immergersi nei suoi pensieri e nel suo cuore. Un cuore di donna del terzo millennio che ha dato una sterzata decisa alla sua vita.
“Mi chiamo Ilenia, ho appena compiuto 29 anni e ho sempre vissuto, fin dall’infanzia, a Castione della Presolana. Vengo da una famiglia come tante altre, composta da mia mamma, mio papà e mio fratello gemello Roberto; a loro sono molto legata e anche molto grata perché è proprio in famiglia che ho sperimentato l’Amore, quello con la A maiuscola, ed è qui che la mia fede è nata e cresciuta”.
Ci racconta com’era l’Ilenia bambina e adolescente? Era una bambina e ragazza allegra, timida, di compagnia? Quali erano i suoi giochi preferiti? Faceva sport?
“Ero una bambina tranquilla e serena, di quelle che non danno mai problemi né a casa né a scuola, anche perché ero piuttosto timida rispetto alle mie coetanee. Da adolescente, avrei tanto voluto perdere questo tratto del mio carattere, ma adesso mi viene da sorridere a pensare a questo mio desiderio, perché in realtà in ogni contesto in cui mi sono trovata (quindi non solo in famiglia, ma anche a scuola e fra gli amici) mi sono sempre sentita voluta bene e accettata così com’ero. Ora trovo quindi un motivo in più per ringraziare il Signore, che non ha mai mancato di farmi sentire il suo amore anche e soprattutto attraverso le persone che ho avuto accanto nelle varie tappe della mia vita. I miei giochi preferiti, sinceramente, non saprei dirli, forse i classici giochi come nascondino, guardia e ladri, ecc… A dire il vero, avendo un fratello maschio, ogni volta era una sfida trovare un gioco che andasse bene a entrambi e chissà perché alla fine ero sempre io quella che doveva scendere a compromessi e giocare a calcio (!). Non sono mai stata una grande sportiva – sorride Ilenia – però da bambina e ragazza mi piaceva sciare e per alcuni anni ho giocato a pallavolo nella squadra del paese, la Conca della Presolana”.
Qual è stato il suo rapporto con Dio e con la Chiesa fin dall’infanzia? “Vengo da una famiglia cattolica e praticante, quindi sono stata educata fin dall’infanzia ai valori cristiani e, in generale, posso dire che, in un modo o nell’altro, Dio è sempre stato presente nella mia vita. Da piccola però vivevo con molta fatica (e con molte lamentele!) la preghiera quotidiana in famiglia. La Messa domenicale, poi, la trovavo estremamente lunga e noiosa, tanto che ogni domenica mi chiedevo cosa avessi fatto di male per meritarmi quella tortura! Le cose sono un po’ migliorate (ma non troppo!) quando ho iniziato a fare la chierichetta: almeno lì mi sentivo utile e se c’era anche qualche altro bambino, la Messa poteva diventare persino divertente! Con il passaggio all’adolescenza ho continuato, più per abitudine che per altro, a partecipare alla Messa domenicale ma frequentando poco la vita parrocchiale. Le cose sono cambiate verso i 23-24 anni quando la mia fede è maturata e mi è stato proposto di fare la catechista. L’esperienza come catechista è stata una delle più belle della mia vita ed è stata una delle cose più difficili da lasciare entrando in monastero; i bambini, con il loro entusiasmo e la loro energia, mi hanno dato davvero tanto e avere una responsabilità educativa verso di loro, seppure piccola, mi ha portato a interrogarmi al lungo sulla necessità che noi adulti abbiamo di aiutarli a crescere non solo nel corpo ma soprattutto nell’anima. Mi porterò sempre nel cuore questi anni, così come i bambini che Gesù mi ha affidato”.
Che scuole ha frequentato? “Ho frequentato la Ragioneria e poi mi sono laureata in Economia Aziendale (laurea triennale). Ho un bel ricordo degli anni scolastici, sebbene le ore che passavo sui libri erano forse fin troppe! Al di là dei voti, però, la cosa più bella era di poter essere d’aiuto ad alcuni miei compagni di classe nelle materie in cui me la cavavo meglio. Ecco penso che la felicità stia proprio in questo: nel donarsi e fare qualcosa di bello per gli altri”.
Prima di entrare nel monastero delle Carmelitane Scalze, ha avuto esperienze lavorative? “Sì, dopo la laurea ho lavorato per cinque anni come impiegata in una ditta di impianti elettrici della zona. Era un lavoro che mi piaceva, in un ambiente in cui mi trovavo bene e mi dava anche una certa sicurezza, essendo a tempo indeterminato. Come può immaginare, non è stato un passo facile quello di lasciarlo, mi sono presa parecchio tempo per riflettere e pregare prima di dare le dimissioni”.
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