Luca Mariani
Dal telefono esce una voce bassa e baritonale accordata sull’ottava della tristezza. Le parole si succedono faticose, intramezzate da silenzi che gocciano dolore e sospiri riempiti da immagini che purtroppo, ormai, sono intrappolate nel cassetto dei bei ricordi. Nei ventisette anni di vita di Federico Tomasoni c’è un prima fatto di amore, di baci, passeggiate in montagna, carezze, fantasie, sciate e tuffi nel mare con la sua Matilde Lorenzi. E c’è un dopo quel maledetto lunedì 28 ottobre quando la giovane promessa dello sci alpino italiano è caduta durante un allenamento sul ghiacciaio della val Senales in Alto Adige e il giorno dopo è morta. «Sono state settimane molto confuse. Confusione totale e fatica a realizzare quello che è successo.» Confida Federico: «Ovviamente ci sono alti e bassi. Ci sono giorni in cui penso sempre a lei. Alcuni momenti però riesco a trovare la forza per allenarmi e andare avanti.»
Una storia nata in montagna, giustamente. È maggio: sia Matilde che Federico partecipano al corso e vengono arruolati dal gruppo sportivo Esercito. «Abbiamo passato insieme tutta l’estate. Essendo lei di Torno quando veniva qua a Castione della Presolana stava in casa anche con i miei genitori. Adesso tante volte in casa mi sembra di rivederla.»
Un colpo di fulmine e un amore travolgente. Per tanti dei momenti vissuti abbracciati c’è la Regina delle Orobie come sfondo: «Lei è venuta qui tante volte. Ci allenavamo insieme in palestra a Clusone e l’ho portata a spasso un po’ dappertutto nella zona. Per questo ora è dura fare tutto: in ogni cosa che faccio c’è sempre un ricordo di lei. Sia qui, quando faccio dei giri a pedi, sia quando vado in palestra.»
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