CASTRO – L’INTERVISTA – Santina, 100 anni, la pittura, il fascismo, i suoi fiori: “I quadri sono i miei figli, il cavalletto mio marito e la mia vita…”

0
1147

Quando non riesco a dormire guardo i miei quadri, come guardassi i miei figli. E anche se non dormo sto bene”. Santina Grasso è seduta nel grande soggiorno di casa sua, Via San Giacomo 2, nella piazzetta di Castro, pieno centro storico, ha compiuto 100 anni il 6 agosto. Ma ne dimostra molti di meno.

Una camicetta a fiori, che i fiori sono il tema della sua vita, orecchini, capelli grigi ben curati, un sorriso che ti si allarga, soffitto affrescato, e tutto intorno quadri, quadri, quadri.

Tutti dello stesso autore. Lei, Santina Grasso. Classe 1922: “Sono nata a Castro, poi le scuole a Lovere, era il periodo duro, periodo del fascismo, mio fratello è finito in Africa e non è più tornato”.

Santina la passione per la pittura l’ha avuta sin da piccola, un amore  a prima vista con i quadri, amore che dura ancora, un amore che è per sempre. “Ho iniziato a dipingere alle elementari e poi davo una mano a mia sorella che aveva un negozio di alimentari, aveva i bambini e cercavo di darle una mano. Ma la mia passione era ed è rimasta il cavalletto”.

Scuole Medie, che a quel tempo erano una rarità, ma la passione per la pittura portano Santina lontano, molto lontano: “Mia madre aveva paura a lasciarmi girare da sola – continua Santina – a quel tempo giravano fascisti, repubblichini, tedeschi, c’era di tutto, era pericoloso girare da soli. E poi c’era la carestia, davano 40 grammi di pane alla gente, non c’era niente. Ho visto uccidere persone mentre andavo in Accademia, era un mondo che faceva paura e la pittura mi permetteva di sognare, di stare bene”.

Santina che poi frequenterà anche l’Accademia di Bergamo dopo la guerra: “Non mi sono mai stancata di approfondire la mia passione. Ricordo che già da piccola dicevo alla mia professoressa di mettermi come auditrice, così avrei avuto più compiti da fare, a me bastava avere il cavalletto per stare bene. Di notte disegnavo e di giorno dipingevo. Perché per dipingere ci vuole la luce”. Basta guardarsi in giro per capire il soggetto preferito: “I fiori, mi hanno definito la poetessa dei fiori. Amo i fiori, il loro colore, il loro modo unico di sbocciare e nascere”. …

SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 26 AGOSTO

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui