Bortolo e Adelina, due generazioni e un solo negozio. Quest’anno coronano i 62 anni di attività con un prezioso regalo: il riconoscimento di “attività storica” da parte di Regione Lombardia.
È sera, Bortolo, 92 anni della classe 1929, è seduto al tavolo in cucina. Con una lucidità ferrea tiene ancora sotto controllo tutta la casa, si interessa della cronaca quotidiana del paese e si informa leggendo scrupolosamente più giornali.
“Io e mia moglie Antonia – ci racconta – eravamo emigranti in Svizzera, dove entrambi lavoravamo in una fabbrica. Dopo il matrimonio e la nascita del mio primo figlio Franco abbiamo deciso di rientrare in Italia e abbiamo rilevato questo negozio a Cerete Alto da Giovanni Ferri. Era il 10 settembre 1960”.
“Il paese… che non mi piaceva proprio”, interviene Antonia, 89 anni, seduta alla poltrona ad ascoltare. “Il paese era nuovo per noi – riprende Bortolo -, io sono originario di San Lorenzo, mia moglie di Piazza di Sovere. Siamo partiti senza alcuna esperienza nel settore, ma i miei zii avevano un panificio a Cerete Basso, dove poi io ho imparato e fatto il pane anche per noi per moltissimi anni. Il negozio si affacciava sulla piazzetta di Nembergallo, un centinaio di metri distante da dove si trova ora la mia attività. Era un piccolo locale, lungo e stretto. Avevamo solo un banco ed i generi alimentari li appendevamo alle pareti. All’epoca gli alimenti non erano confezionati come oggi, si vendeva tutto sfuso a partire dallo zucchero, fino alla pasta, alla farina e a molto altro. Avevamo anche la licenza dal Monopolio per la vendita di sali e tabacchi. Siamo stati tra i primi ad avere un banco frigo per formaggi, latte e affettati. Non c’era una varietà di scelta come quella di oggi, anche perché c’erano poche richieste e i clienti conoscevano solo i prodotti locali o i più famosi, come grana e gorgonzola. Eravamo un po’ scomodi perché abitavamo in un appartamento della vecchia latteria in via Roma e nel frattempo erano nati Claudio ed Adelina. Gestire figli e lavoro era diventato difficile, così nel 1972, grazie ai risparmi che avevamo messo da parte, abbiamo potuto acquistare la nostra attuale casa e aprire all’interno l’alimentari. Abitazione e negozio uniti ci permettevano un’organizzazione familiare più facile. Gli anni erano cambiati, c’erano nuove necessità da parte della clientela, tutti iniziavano a stare meglio economicamente, e di conseguenza serviva molto più spazio. Nel 1979 siamo diventati posto pubblico telefonico, aggiungendo un servizio a tutta la comunità, specialmente ai villeggianti che d’estate chiamavano casa”.
Nel 1994 Adelina, 52 anni, è subentrata nella gestione della “butiga de Burtol”, come ancora chiamano gli anziani l’alimentari Savoldelli: “Ho sempre aiutato fin da piccola in negozio, – ci racconta, seduta accanto al padre – poi, quando poi ho finito di studiare alla Ragioneria, ho deciso di continuare nell’attività di famiglia. In sessant’anni c’è stata un’evoluzione incredibile…
SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 26 AGOSTO