Era venerdì 17 febbraio di 7 anni fa, 2012. Mattia esce di casa col sorriso stampato sul volto, gioca la sua Inter, appuntamento con un amico a Clusone, partita in tv in un bar e poi a casa. Mamma Elisabetta lo saluta come fa sempre, ci si vede più tardi. Già. Ci si doveva vedere più tardi. E invece niente. Qui sulla terra non ci si vede più. “Aveva appena compiuto 20 anni, a fine gennaio, io non sono superstiziosa, che fosse venerdì 17 non me ne fregava e non me ne frega niente. Mattia è uscito col suo solito sorriso…”. Elisabetta (che di cognome fa Cossali e arriva da Clusone mentre il papà Riccardo Angelini è un imprenditore di Cerete) si ferma, tutto si è fermato a quel giorno: “Quel giorno è finito tutto, perché poi non si vive più, si sopravvive”.
Elisabetta aveva 43 anni e Riccardo 44 e poi c’era il fratello di Mattia, Andrea, che di anni ne aveva 17. Uno schianto in auto dopo la partita, in auto muoiono Mattia che non guidava e un altro ragazzo di Valgoglio: “Per fortuna c’è Andrea, lo sai che il 31 maggio si sposa? E due anni fa sono diventata nonna di Leonardo”.
Elisabetta ha gli occhi lucidi: “Perdere un figlio è un dolore disumano, nessuno può capire, è un dolore che non si può descrivere, è un dolore che resta dentro, che fuori non si vede ma dentro non passa mai”. Sembrava una sera come tante, poi il suono del campanello: “Erano i carabinieri, ci hanno detto che Mattia era molto grave, sono corsa verso la camera per prendergli il pigiama, poi d’istinto sono tornata indietro, no, ho pensato, non glielo porto, glielo porto dopo. Mio marito ha cominciato a dirmi ‘non lo vediamo più’, lo guardavo, gli dicevo, se mi vuoi bene smettila”. Arrivano all’ospedale di Piario: “Dal Pronto Soccorso è uscito il maresciallo Maida, non mi ha detto niente, mi sono aggrappata a lui ‘mi dica che non è vero’, lui mi ha risposto ‘lei non sa quanto vorrei dirle che non è vero’. Poi ho scoperto che anche a lui era mancato un figlio in un incidente”.
Elisabetta si ferma, è ancora lì a quella sera col ricordo…
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