La mia prima Messa, la famiglia, gli amici… la notte prima non ho chiuso occhio, è un po’ come la notte prima degli esami, anche se poi durante la celebrazione in Duomo pensavo di agitarmi di più. Certo, sono stati due giorni intensi”, inizia così il racconto di don Simone Zappella. La sua comunità, quella di Chiuduno, si è stretta in un abbraccio che gli è rimasto cucito nell’anima. “Sono partito dal Seminario insieme a mio fratello, una tappa a San Paolo d’Argon dove ho incontrato i miei amici di sempre e poi via verso Chiuduno, dove all’ingresso del paese ho trovato la macchina della Protezione Civile che trainava un motoscafo. Mi hanno accompagnato all’Oratorio dove c’erano i bambini della scuola materna pronti a recitare una filastrocca. Ovviamente tutto questo è stato una sorpresa e sono momenti emozionanti che porterò per sempre con me”. Poi, il giorno successivo, una tappa al cimitero per salutare il papà e i nonni, che restano sempre in un posto speciale nel cuore e la prima Messa di don Simone, davanti alla sua gente, davanti alla famiglia: “Sì, ma ho cercato di incrociare poco gli sguardi di mia mamma e dei miei fratelli, perché mi conosco troppo bene e se avessi visto le loro lacrime, sarei scoppiato a piangere anche io. Mamma è sempre stata un punto di riferimento, il suo esempio mi ha mostrato che con tenacia dalle cadute ci si può rialzare, che le ferite possono diventare feritoie, capaci di ospitare la luce”.
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