“Una vita di corsa, questo è il bello e il difficile allo stesso tempo”, Paolo, 50 anni, di cognome fa Bani, ed è uno dei papà che farà parte del ‘Family Soccer Team’. Ci racconta così cosa vuol dire essere papà di sei figli. Vive a Clusone, al suo fianco c’è Ornella, sua moglie. E poi ci sono loro a riempire la vita: Giorgio, 17 anni, Pietro, che ne ha 16, Anna, 13, Carlo 12, Marco 9 e Davide, di 5.
“In realtà non so cosa voglia dire essere papà di un figlio o di due e potrebbe benissimo essere la stessa cosa essere papà di sei. Non mi piace sentirmi dire che sono un ‘super’ papà, non è vero, sono un papà normale, non ho nulla in più degli altri. Si può essere bravi papà di uno o di sei figli. Sicuramente è una scelta di vita che non tutti decidono di fare, ma sicuramente se la si fa, significa rivedere la propria. È difficile pensare ad una carriera lavorativa, per esempio, io sono un elettricista e faccio i turni in modo da riuscire a gestire la famiglia. Questo non significa nemmeno che i problemi siano di più o di meno, ma cambia il tuo modo di essere e di pensare, così come cambia quello dei tuoi figli, che fin da piccoli devono imparare a rinunciare e a condividere qualcosa con i fratelli. Questo vale per una felpa così come per il tempo e per le attenzioni che noi come genitori possiamo dedicare loro. Anche in questo caso se sia meglio o peggio non lo so. Non sai mai nemmeno se il tempo che stai dedicando a un figlio è sufficiente, ma molte volte quando uno ti chiede un aiuto, tu ti stai già occupando di altri due e quindi chiedi di arrangiarsi”.
Una famiglia numerosa e fortemente voluta… “Quando io e Ornella ci siamo sposati, fin da subito avremmo voluto almeno due figli. Non abbiamo mai avuto l’idea di fermarci al primo e nemmeno di vedere i figli come un qualcosa che ti cambia la vita in negativo perché non ti permette di fare certe cose. È arrivato Giorgio e a distanza di 17 mesi Pietro; il primo si è dovuto abituare subito a non essere da solo e a non essere troppo coccolato. Poi sono arrivati Anna e Carlo, anche loro molto vicini e Marco, due anni dopo. Con Davide ci abbiamo pensato un po’, ma soltanto perché avevo 45 anni e mi sentivo al limite di età e poi aveva cinque anni di differenza dall’ultimo. A livello fisico tornare a correre, ad alzarti a tutte le ore di notte, era complicato, ma siamo molto felici così”….
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