Luca Mariani
«Ringrazio il Malawi che mi ha dato la possibilità di reagire e di andare avanti.» Agostino Trussardi ha 76 anni e da 17 vive nel paese africano. È il 2003 quando Tino decide di andare in Africa per la prima volta. Lo fa perché qualche mese prima il suo unico figlio Mauro è morto in un incidente stradale. «È un dolore immenso. Perdere un figlio è una cosa indescrivibile. Allora mia moglie Emilia mi ha detto di andare in Malawi. Sono andato a vedere se c’era qualcosa da costruite in memoria di mio figlio. Sono andato con Gaetano, un volontario di Clusone che già da parecchi anni andava in Malawi. Nel 2005 sono tornato là per tre settimane. Ho visto che nel villaggio di Toleza c’era da costruire un asilo.»
Così l’anno successivo Agostino inizia i lavori per la costruzione della scuola materna disegnata dall’ingegnere clusonese Pietro Benzoni in maniera gratuita. L’idea di Tino è quella di farsi raggiungere in Malawi anche dalla moglie. Purtroppo il destino gli gioca ancora un brutto scherzo: «Stavo costruendo il muro di cinta e mi arriva una telefonata. È Emilia, mia moglie. Mi dice che deve fare una visita perché non sta bene. Sono rientrato subito in Italia e in quattro mesi ho perso anche lei. Allora mi sono chiesto cosa fare. Qui avevo brutti pensieri. Padre Mario Pacifici, un padre monfortano che è venuto ai funerali di mia moglie, mi ha detto di andare con lui per terminare l’asilo.»
Così nel 2006 Tino decide di lasciare la sua casa alle Fiorine e trasferirsi a Toleza, nel sud del Malawi. Tre anni dopo i lavori sono completati. Il volenteroso fiorinese dai capelli di neve può inaugurare l’asilo “Chikondi Sukulu ya mkaka” che tradotto dal chichewa, la lingua locale, significa “scuola materna Amore”.
«Perdere tutto è un disastro. Andare in Africa è stato utile per me. Qui avrei rischiato di iniziare a bere. Si fa presto. Adesso tutta la mia vita è laggiù. In Malawi io sto bene.» Così Agostino vive sopra il suo asilo. Gli occhi marroni e placidi trasmettono il suo orgoglio per l’oasi di felicità che è riuscito a creare nel cuore del continente africano: «L’asilo è bellissimo. Sono 1250 metri di copertura. Quando la gente viene a vederlo resta a bocca aperta. È pulitissimo. Io sono lì sul posto e ci tengo tanto all’igiene.» La scuola materna non è un gioiello solo dal punto di vista architettonico. Lo è anche dal punto di vista pedagogico: «Ai bimbi, quando finiscono l’asilo a sei anni, noi diamo un diploma, una biro e un quaderno così quando vanno a scuola sono già pronti. Sono anche preparati. Sanno contare fino al venti, sanno qualche parolina in inglese e qualcuno sa anche scrivere il suo nome.»
Affianco a sé Tino ha 24 persone che lo aiutano a gestire l’asilo. Le cuoche sono tutte del villaggio. Così come le maestre che «le ho scelte tra quelle che hanno studiato l’inglese.» Proprio lo stare a contatto quotidianamente con i bambini ha spinto l’infaticabile ometto delle Fiorine a non fermarsi dopo la costruzione dell’asilo. «Tre bimbi dell’asilo sono morti di malaria. Con un euro e cinquanta centesimi si possono comprare le pastiglie e curarli. Però laggiù non ci sono i soldi. Loro li mettono un po’ al sole sperando che la malaria passi. Allora ero arrabbiato e sono andato dal ministro della salute. Gli ho detto che volevo costruire un dispensario medico. All’inizio loro erano titubanti perché ce ne era già uno a otto chilometri. Poi quando ho portato con me il ministro e gli ho fatto vedere i centottanta bambini dell’asilo, i seicento delle primarie e i duecentocinquanta delle secondarie mi ha detto che se avessi fatto tutto io e avessi pagato tutto io, avrei potuto costruirlo. Così abbiamo posato insieme la prima pietra e adesso a Toleza c’è un bel dispensario medico. È una bella cosa perché la gente viene lì a curarsi.»
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