CLUSONE – Diario di bordo di una giornata a 5 stelle al Collina Luxury Relais

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Meraviglia. Se dovessi descrivere l’emozione che ho provato arrivando lassù, sulla collina di Clusone, direi proprio meraviglia. Non ho dubbi. Qui sembra di immergersi in un mondo che cancella la frenesia che si vive a poche centinaia di metri. Come se una linea immaginaria ti concedesse l’ingresso in un mondo che non ti aspetti, che ti sorprende, che ti lascia senza parole. Ma ora le parole le trovo.

Riavvolgiamo il nastro. È un sabato mattina, è il 13 gennaio, e non è un giorno qualunque – ma il perché lo capirete un po’ più giù -, mancano pochi minuti alle 11 e la strada che porta al Collina Luxury Relais (anche se a molti piace chiamarlo soltanto ‘Collina’ per ricordare i vecchi tempi quando qui si veniva per divertirsi, “che va bene per chi conosce la zona, per ragioni di comunicazione però utilizziamo la dicitura completa”, mi spiega il direttore Alessandro Urru) è illuminata dai timidi raggi di sole che riescono a filtrare dai rami degli alberi che riescono a nascondere la struttura. Una lieve patina di ghiaccio sull’asfalto rende l’idea del clima pungente di metà gennaio, ma una volta arrivata alla sommità, si apre il cielo di un colore azzurro intenso e qui, davvero, sembra di essere approdati in… Paradiso.

Ma andiamo avanti. Sulla mia destra il parcheggio inizia a riempirsi (e soltanto dopo ho capito il perché visto che non è ancora aperto al pubblico), sulla sinistra qualche furgone ricorda che siamo ancora in un cantiere, anche se manca davvero pochissimo all’apertura. Il countdown è già iniziato: proprio mentre leggete queste pagine, il 19 gennaio, il ristorante apre le sue porte. Per il resto della struttura bisognerà attendere il 1° febbraio. Un avvio… soft, come l’ha definito il direttore, perché la vera inaugurazione avverrà ad aprile, quando anche la natura che si stende tutt’attorno sarà di colori vivaci e l’atmosfera profumerà di primavera. Dimenticavo, chi qualche anno fa qui ci veniva in discoteca, ricorderà la villa dei proprietari, ecco, ora ospita le sei lussuose suite e la Penthouse, la suite presidenziale, per intenderci. Ma qui vi ci porto dopo.

Dicevo, lasciato alle spalle il parcheggio, trovo ad accogliermi un maestoso ulivo secolare. Se questa è la premessa – penso tra me e me – chissà cosa mi aspetta là dentro. Avevo ragione. Uno sguardo all’insù e s’intravede il cielo.

Dietro le grandi vetrate, il direttore Alessandro Urru mi accoglie e proprio qui inizia il mio viaggio. Il parcheggio si affolla sempre di più, è un giorno speciale. Arrivano i primi sindaci, che alla fine saranno una trentina e oggi è l’occasione per conoscere la struttura. Non me ne vorranno, ma qualche commento – fatto non proprio a bassa voce – io l’ho annotato…

Il punto di ritrovo è all’ingresso del ristorante ‘Beides’, mentre attendiamo che il gruppo si compatti, arriva Silverio Pezzoli, che ha progettato la struttura e la conosce nel più piccolo dettaglio e quindi a lui il compito di farci da Cicerone.

Avviso chi non lo conosce che vi spiegherà che le guarnizioni arrivano dal Guatemala e ci hanno messo otto giorni per essere qui… se lo seguite mangiamo stasera alle sei”, scherza il presidente della Comunità Montana Gianpiero Calegari.

Nel frattempo gli chef Dario Gaiti, nipote del proprietario Luciano Verzeroli, sorride: “Abbiamo cucinato per re, regine, presidenti e ora… anche per i sindaci”.

È proprio l’architetto a prendere in mano le redini del discorso: “Trovare un imprenditore lungimirante sul nostro territorio non è cosa facile e io ho avuto l’onore e l’onere di realizzarla. Non è ancora in funzione quindi abbiate pazienza se qualche cavetto non è ancora al suo posto (sorride, ndr)”.

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