CLUSONE – FIORINE – Ucraina, due anni dopo. Anna fuggita alle Fiorine: “Quando ho sentito le bombe ho preso mio figlio Leonardo e mia sorella Tania e siamo scappati, qui a Clusone mi hanno aiutato, a breve nascerà il mio secondo figlio”

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Luca Mariani

Sono ormai passati due anni da quel maledetto 24 febbraio 2022. Da quel giorno in cui l’esercito russo ha eseguito l’ordine del presidente Vladimir Putin e ha attaccato la vicina Ucraina. Da quell’alba in cui la vita di Anna e degli altri 41 milioni di ucraini è cambiata. “Quando ho sentito il rumore dei bombardamenti ho preso mio figlio Leonardo e mia sorella Tania. Abbiamo lasciato le nostre case a Odessa e siamo andati da mio papà che vive 200 chilometri più a ovest, vicino alla Romania”.  La voce trema. Gli occhi scuri e grandi si abbassano sotto il peso della tristezza di quei ricordi nitidi e dolorosi. Anna ha 34 anni e un viso quasi fanciullesco. «Pensavo che se fosse successo qualcosa di grave sarei potuta andare in Romania e poi avrei valutato»

Il marito non c’è: lavora come marinaio sulle navi nel mar Baltico, tra Olanda, Belgio e Inghilterra. Così Anna si mette alla guida. Armata solo di due valigie e tanto coraggio. Al suo fianco Tania, la sorella minore. Dietro, sul sedile posteriore, il seggiolino del figlio Leonardo nato nell’agosto precedente. “Pensavo che la guerra finisse presto, nel giro di poche settimane, perché i nostri presidenti dovevano parlare tra loro e avrebbero deciso come risolverla”. Però i giorni passano e la situazione sembra solo peggiorare. “Quando ho visto che hanno bombardato quasi tutto il giorno le grandi città e i militari ucraini sono quasi entrati a Kiev per proteggerla dall’avanzata dell’esercito russo mi sono spaventata”.

È l’8 marzo 2022. Anna e la sorella sono decise. È il momento di salutare il loro papà, di lasciare l’Ucraina, il loro paese e di attraversare il confine. Per non morire sotto le bombe russe o a causa di un attacco dell’esercito putiniano è meglio andare in Romania. Però le due sorelle laureate in farmacia non sono le uniche ad avere questa idea: «Siamo state in coda alla frontiera per 24 ore, al freddo, in macchina, con poco da mangiare e da bere e con mio figlio che aveva solo sette mesi.» Racconta la giovane mamma dalla pelle chiara e dai lisci capelli neri a caschetto.

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