CLUSONE – Il Consiglio regionale premia il bergamasco Gianni Salvoldi

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 “La storia di Gianni Salvoldi è una storia che chiede di essere raccontata. È la storia di una generazione tenace e determinata che ha attraversato il Novecento. Gianni lo ha fatto sempre con gli sci ai piedi, con passione, energia e competenza e nello sci ha trovato il senso stesso della sua vita. In oltre cinquant’anni di insegnamento, attraverso lo sci, ha contribuito a promuovere e diffondere valori fondamentali per lo sviluppo di una società sana quali il merito, l’impegno, il sacrificio, la determinazione. Lo sci, come qualsiasi altro sport, in una comunità riveste un importantissimo significato sociale: insieme alle famiglie e alla scuola, infatti, svolge un ruolo educativo insostituibile nella formazione e preparazione dei nostri ragazzi. Anche per questo ringrazio Gianni Salvoldi e spero continui a far appassionare i giovani allo sci con i suoi insegnamenti e il suo amore per la montagna. Mai mulà, tegn dur, come dicono i bergamaschi coraggiosi e generosi come Gianni”.

Con queste parole il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia Federico Romani questo pomeriggio a Palazzo Pirelli ha premiato Gianni Salvoldi, classe 1932, il maestro di sci più anziano d’Italia.

Non ho mai voluto riporre gli sci – ha raccontato Gianni Salvoldi-. Né quando i medici me lo imposero né ora che me lo consigliano. Anzi, sciare mi ha salvato la vita. Proprio grazie a una caduta sugli sci i medici scoprirono che avevo un cancro al colon. Riuscirono a prenderlo in tempo e guarii”.

Originario di Premolo e residente a Clusone, Gianni Salvoldi dopo aver fatto il contadino, il falegname, il carpentiere e l’operaio chimico a Ponte Nossa, nel 1967 diventa “allievo maestro” e nel 1971 maestro di sci dopo aver superato gli esami alla Marmolada. Inizia così il suo percorso di maestro presso la storica “Scuola italiana sci del monte Pora” dove insegna tuttora.

La passione per lo sci nasce sui prati di Premolo quando Gianni era un bimbo. Quando iniziò a sciare si usavano sci di legno, ricavati da qualche pianta nel bosco legati alle scarpe con del fil di ferro. Si saliva a piedi per poi scendere perché skilift e seggiovie non esistevano. Come ricorda lo stesso Gianni “erano anni in cui nevicava tanto. Non c’erano molte distrazioni e scendere con la slitta o con tavole di legno curvate a barchetta ai piedi era tutto il nostro divertimento. Si gelava, andavamo con i calzoncini corti, eravamo poveri ma in quella neve ci divertivamo un sacco”.

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