CLUSONE – Leonardo che alleva api… regine “Lo studio di architettura mi stava stretto, ho scelto la natura e vedere andar via le mie api…”

0
2153

Fuori piove, ma Leonardo il sole lo porta con il suo sorriso e l’entusiasmo di chi è riuscito a trasformare una passione nel proprio mestiere. Leonardo di cognome fa Balduzzi, ha 35 anni e vive a Clusone. È un sabato pomeriggio di metà maggio e la sua attività di apicoltore è nella sua fase più intensa. È di corsa, ma si ferma per un attimo a raccontarci la sua avventura con Beescot, la sua azienda agricola, iniziata nel 2019.

Partiamo dai primi passi: “Sono laureato in architettura e arrivo proprio da un’esperienza in uno studio. Restare seduto alla mia scrivania e guardare fuori da quella grande vetrata mi ha fatto capire che quella non sarebbe stata la mia strada. Certo, c’era anche la passione per l’architettura, ma mi sembrava di morire a stare lì. Questo è un lavoro molto appagante, anche se magari ci sono giornate lunghe e faticose, ma che non mi pesano… anche perché quando parte la stagione non esistono più giorni liberi o sabati e domeniche, ma non c’è niente di meglio che stare in mezzo alla natura. Io mi sento un privilegiato rispetto a chi lavora in un capannone. Insomma, cercavo qualcosa che mi piacesse fare, qualcosa in cui dedicare anima e corpo e l’ho trovato”.

Ma come ti sei avvicinato alle api? “Ho iniziato a dare una mano ad un signore che faceva l’apicoltore a Clusone, mi sono accorto di quando fosse affascinante il mondo delle api e quanto mi piacesse stare in mezzo alla natura. Ecco, nel 2019 ho iniziato proprio così, le api erano un hobby. Nel 2020 invece ho aperto la partita iva ed è nata ‘Beescot’”.

Un nome curioso… “Potrebbe sembrare bergamasco, ma non è così (ride, ndr), in inglese significa culla delle api. Sia per il nome che per il logo mi ha aiutato un mio ex compagno di università, Cristian Carrara, che fa il grafico pubblicitario”.

Entriamo quindi nel mondo di Beescot, dove si allevano… regine: “È un genere di attività inconsueto dal punto di vista dell’apicoltura, perché nell’immaginario collettivo l’apicoltore fa il miele e i prodotti dell’alveare, mentre io mi concentro sulla produzione delle api regine e degli sciami artificiali. Il mio lavoro consiste nell’allevarle da zero, in modo artificiale, cioè partendo dalle larve scelte da un alveare selezionato per farle diventare delle regine. L’apicoltore che deve fare il miele, ogni due, tre anni, deve sostituire la regina affinchè l’alveare che va in produzione resti vigoroso e popoloso in termini di api operaie. Una regina man mano che invecchia inizia ad avere qualche problematica nella deposizione delle uova, sia perché ne depone poche ma anche perché le api operaie tendono a sostituirla. Durante la stagione l’apicoltore non vuole che accada questo e quindi subentra la mia figura professionale.

SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 3 GIUGNO

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui