CLUSONE – Luigi & Serena da Clusone: “Altro che caporalato, l’amore per la terra ha fatto nascere la ‘Sigola’, la nostra azienda agricola a Cerete, produciamo verdura biologica….”

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Luca Mariani

L’estate è iniziata. Insieme al tanto desiderato caldo è esploso il caso del caporalato. I giornali scrivono di uomini e donne sfruttati nei campi. I telegiornali raccontano di migranti pagati circa cinque euro all’ora e costretti a lavorare in condizioni al limite della schiavitù. Sulla rete diventano virali inchieste che svelano il lato oscuro della filiera agricola. Alla radio e nei programmi della sera, politici, opinionisti ed esperti vari discutono di quanto siano disumane le condizioni di vita e di lavoro di questi servi della gleba del ventunesimo secolo.

«A me già vent’anni fa rodeva la testa dover dipendere da un sistema che è basato sul caporalatoLuigi Rota è deciso e risoluto. Nato a Clusone nel 1990, cresciuto nella natura e circondato dagli animali tra l’altopiano baradello e la cascina in Falecchio, Luigi sin da adolescente si appassiona al lavoro della terra: «Mi è sempre piaciuto coltivare per vari motivi: per produrre il mio cibo, per sapere cosa mangio, sapere da dove arriva e per evitare che ci sia uno sfruttamento sia della terra, sia delle persone che stanno dietro un sistema agricolo che fa sempre un po’ più schifo.» Così il clusonese dagli occhi sottili pianta il suo primo piccolo orto: «Poi ho capito che per mangiare non è abbastanza un piccolo orticello. Se vuoi magiare un po’ di cose devi piantarle. Da lì mi sono ingrandito sempre più. La verdura avanzava, allora ho iniziato a venderla agli amici e ai parenti

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