Luca Mariani
«Ottenere il certificato di malattia per l’assenza dal lavoro è un’odissea.» Paolo Danese l’ha provato sulla sua pelle. La mattina di martedì 1 agosto la sveglia suona come sempre alle sette spaccate. A differenza di tutti gli altri giorni però Paolo si sente debilitato, affannato. Ha la febbre e non se la riesce ad andare in ufficio.
Appena posato il termometro che certifica il malessere iniziano le peripezie del quarantottenne di Clusone. Il motivo è semplice. Paolo non ha più un medico di base. Come altri 1700 cittadini dell’altopiano clusonese era paziente della dottoressa Maria Esposito che dal 29 giugno si gode la strameritata pensione.
Così, nonostante l’indisposizione fisica, Paolo si veste e si reca alla sede della continuità assistenziale di Clusone. Ma le stanze di quella che si chiamava guardia medica sono vuote, la luce è spenta e la porta in vetro è chiusa a chiave. «Allora ho chiamato il numero indicato, ovvero il 116117.» Spiega l’impiegato febbricitante. «L’operatore mi ha detto che per quella notte a Clusone non c’era nessun medico.»
Così Paolo con gentilezza e disponibilità incalza. «Ho chiesto quale fosse la guardia medica più vicina per andare a farmi compilare il certificato di malattia». Qui arriva la seconda doccia fredda di quella mattina già sorta con il piede sbagliato. «Mi ha risposto che non era possibile che io mi recassi in altre sedi perché il medico di turno non era tenuto a ricevere pazienti provenienti da altri territori.»
A questo punto l’operatore rilancia proponendo di chiamare il 118. Malgrado il fisico infiacchito Paolo resta lucido mentalmente e risponde con pacatezza: «Che senso ha chiamare il 118 che io ho soltanto un po’ di sintomi influenzali, ma nulla di particolarmente grave?»
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