Claudio Giudici, per tutti Sofi. Gli occhi incastonati dentro un viso che diceva tutto e anche più di tutto, senza bisogno di parlare, senza bisogno di rumore, voci, suoni. Quegli occhi che brillavano e sembravano schegge di luce da seguire come fossero stelle comete. Quella barba lunga che sembrava indicarti una strada da seguire dove metterci dentro tutto, sogni, viaggi, zaino in spalla e quel senso di guscio e di ali che era e che è il bar Prada di Rovetta dove quando entrati trovavi questo e molto altro. Sofi era così, lo è ancora così, da qualche parte.
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