COLERE – Sandra, otto anni da rifugista all’Albani: “Lavoravo in ufficio, poi la ‘pazzia’. Le albe, i clienti che diventano amici, ora torno a fare l’escursionista”

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Mi mancherà l’alba che guardavo da sola prima di iniziare la giornata di lavoro, ma ora tornerò a fare l’escursionista”, sorride Sandra, che per otto anni insieme a Enrico Zani (per tutti Chicco), è stata la ‘custode’ del Rifugio Albani a Colere. “Insomma per il Rifugio non cambierà niente, se non che me ne vado io. L’idea è stata di Chicco e con lui l’avventura proseguirà”, e Sandra, di cognome Bottanelli, se ne va da un angolo di paradiso che ha conosciuto quasi per caso.

Io sono di Capo di Ponte, in Valcamonica, e sono sempre stata appassionata di montagna, ma non conoscevo la Val di Scalve se non perché ci sono passata qualche volta in macchina”. È stato amore a prima vista: “Lavoravo come segretaria in un ufficio e poi la pazzia insieme a Chicco… ci avevano consigliato di non farlo, ma la Val di Scalve aveva un potenziale incredibile e ci abbiamo creduto”.

Il mondo dei rifugi lo conoscevi già… “Il sabato e la domenica per non annoiarmi avevo iniziato a lavorare nei rifugi della Valcamonica… non avevo calcolato che facendo la rifugista non avrei più avuto tempo di andare in montagna (sorride, ndr)”.

Uno sguardo alle spalle: “Sono stati otto anni bellissimi e ora mi sento quasi più scalvina che camuna e la cosa di cui vado più orgogliosa è la ripresa dell’arrampicata sulla Nord della Presolana e il legame che si è creato con gli scalatori. Abbiamo sempre accolto tutti come se venissero a casa nostra e forse non ci siamo resi conto nemmeno noi che stavamo gestendo un rifugio. Mi sono sempre divertita molto e abbiamo dei dipendenti che sono rimasti con noi per molti anni e siamo diventati una grande famiglia che proseguirà”.

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