(Ma-Su) – Giovedì 3 maggio arriva il comunicato del Cda di Itema, multinazionale del settore meccanotessile, che annuncia: la società di Colzate non si quota più in Borsa. Il giorno dopo, organi della stampa locale riportano il disappunto e lo stupore, perché una così importante realtà industriale della Valle Seriana non sbarca alla Borsa di Milano a causa della instabilità delle piazze finanziarie europee. Un’altra motivazione pare sia la bassa valutazione che il mercato avrebbe riconosciuto alla società, portando così alla decisione di stoppare la quotazione.
E così, dopo la grande enfasi con cui era stato commentato lo sbarco in Piazza Affari, si è deciso di “tirare i remi in barca”. Poteva essere un’occasione affinché i piccoli risparmiatori della Bergamasca, lasciati in balia di rendimenti risicati, potessero investire in questo gioiellino nostrano e, in questo modo, la società avrebbe potuto raccogliere le risorse in ambito locale, ma questa opportunità è stata scartata. E ora? Ci si augura che l’azienda possa continuare nella sua attività di sviluppo e che la sua crescita sia costante, sempre che non divenga preda di aziende concorrenti che possono contare su immense risorse finanziarie.
Itema è l’unico fornitore a livello mondiale a produrre tutte le tre tecnologie ad inserzione della trama, pinza, arai proiettile, quest’ultimo in esclusiva mondiale. Se fosse andata in Borsa avrebbe potuto confrontare la sua capitalizzazione tra 265 milioni e 350 milioni. Il suo principale concorrente europeo è la belga Picanol, con una capitalizzazione di 1.650 milioni e una redditività media tra il 20 e il 25% e una tassazione pari al 5% (anni luce dai livelli italiani). Altri concorrenti risiedono in Svizzera: la Oerlikon ha una capitalizzazione di 4.710 milioni di euro e una redditività del 10% e una tassazione del 2,5% e l’elvetica Rieter Holding ha una redditività dimezzata rispetto a Itema, ma la sua capitalizzazione è il doppio del campione bergamasco, ossia 700 milioni. Ma la sua più grande concorrente si chiama Toyota, il cui il settore auto è stato una divisione nata successivamente alla creazione della società come produttrice di telai; il gruppo capitalizza 170.000 milioni di euro.
Da parte sua, Itema Spa ha conseguito utili con una redditività sul capitale proprio del 18% nel 2015 e del 14% nel 2016. Un piccolo calo non dovrebbe inficiare la bontà della società con una caratteristica, un debito che rimane costante nonostante gli utili conseguiti e nel 2017 a fronte ad un aumento del patrimonio netto da 97 milioni a 105 milioni (+8%) si evince dal prospetto informativo un aumento più che significativo del debito a lungo termine che passa 160 milioni a 193 (+20%). Un’azienda in utile ma indebitamento in salita. A fine 2017 l’azienda aveva liquidità per 50 milioni, ridotti a 30 milioni dopo l’acquisizione di Lamiflex di Ponte Nossa.