Caro don Mario,
“Meglio essere in due che da solo. Lavorare insieme rende di più. Se uno cade, il compagno può aiutarlo. Ma se uno è solo e cade, nessuno lo aiuta a rialzarsi.
Quando si è aggrediti, in due ci si può difendere. Come dice il proverbio: «Fune a tre capi, difficile a rompere».
Questo dice Qoelet, indicato come fonte di saggezza.
Bene, don Mario, noi non siamo uno, né due, ma addirittura tre. E’ vero che vieni da una realtà di 4 parrocchie, persone che ti vogliono bene e sono dispiaciute di lasciarti.
Sei già abituato a pensare ed agire in più direzioni, oggi diremmo “multitasking”. Una risorsa, e sicuramente una fatica.
L’occasione di oggi è veramente speciale; le nostre comunità, come quelle di tutto il paese, hanno il desiderio e il bisogno di riprendere i rapporti che il distanziamento fisico impostoci dall’epidemia ha limitato, e sicuramente trasformato.
Abbiamo bisogno di ripensare a ciò che è davvero importante: mettere il cuore, cioè le nostre forze, i nostri gesti, là dove c’è il nostro tesoro.
Camminare insieme, costruire unità, ritrovarci intorno alla Parola e all’Eucarestia.
Vedere e rispondere ai bisogni e alle povertà del nostro territorio.
Stare insieme alle famiglie, ai ragazzi, e scommettere su di loro.
Dare il giusto peso alle attività, alle riunioni, al fare, perché non sostituisca l’essere.
Aprire le porte del cuore, delle case, e incontrarsi, tessere e ritessere un tessuto che nel tempo si è un po’ logorato…
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