(Piero Bonicelli) L’on. Daniele Belotti scrive al Presidente degli arbitri italiani. Una lettera condivisibile in tutto, anche nel tono molto corretto con battuta finale. Le delusioni nel calcio sono cocenti perché al calcio si delegano aspettative, sogni e perfino illusioni che la vita ci nega magari in altri campi. E si spera sempre che il calcio sia una sorta di isola (che non c’è) da cercare e trovare ogni volta che la squadra per cui si fa il tifo scende in campo. Purtroppo episodi anche più devastanti (anche se di minore portata in termini numerici) accadono anche nel calcio minore, quello dei ragazzini. E se gli adulti possono “elaborare il lutto” di una sconfitta che ci poteva anche stare ma non se hai subito una evidente ingiustizia, i ragazzi non riescono a concepire che succeda sui loro campi, ti guardano con l’aria di aspettarsi una spiegazione che sarebbe un’ammissione di impotenza nel pretendere il rispetto delle regole. Che ci sono (e il Var è stato creato per farle rispettare oltre ogni ragionevole dubbio, come direbbero in tribunale) ma poi succedono fatti che si fa fatica a far passare con le frasi fatte tipo “cose che succedono” o “ha sbagliato in buona fede”. Perché le fedi, anche quelle importanti, si sfilacciano ogni giorno. Restano molte speranze. Troppo spesso amaramente deluse. Ecco il testo della lettera.
Roma, 16 maggio 19
Al Presidente
Ass.ne Italiana Arbitri
Marcello Nicchi
Caro Presidente,
Le scrivo non come deputato, ma come semplice tifoso. Il riferimento è la finale di Coppa Italia di ieri sera. Avrei potuto, come hanno fatto in passato numerosi parlamentari presentare un’interrogazione ufficiale al governo, ma ho sempre ritenuto che fosse una pratica inutile e semplicemente strumentale perché ministri o sottosegretari in questi casi non c’entrano assolutamente nulla. Preferisco rivolgermi direttamente a Lei, nella figura di massimo rappresentante della classe arbitrale italiana.
Ci siamo conosciuti nei giorni scorsi in occasione della sua audizione, in VII Commissione alla Camera, in merito alla nuova legge delega sullo Sport di cui sono relatore. Ho sinceramente apprezzato il suo intervento che ha fatto trasparire la sua profonda passione per la categoria che rappresenta. Un intervento molto costruttivo e ricco di indicazioni utili che avevo avuto modo di elogiare pubblicamente già in sede di replica.
Detto questo sono certo che non potrà che valutare con attenzione quanto accaduto ieri sera allo stadio Olimpico. Mi riferisco all’episodio del fallo di mani del laziale Bastos al 25’ del primo tempo.
Ci può stare che l’arbitro Banti, dal campo, possa non averlo visto, ma come ha fatto a non accorgersene l’addetto al Var Gianpaolo Calvarese? Nelle riprese televisive il fallo era straordinariamente evidente. Per di più su un tiro che è finito sul palo, quindi una deviazione fondamentale, a braccio largo. C’era il rigore e in base al regolamento pure il cartellino giallo e di conseguenza l’espulsione del difensore laziale, già ammonito. Un episodio che avrebbe sicuramente cambiato la gara. E invece, qualcuno ha fatto finta di niente o per incapacità o malafede. Non volendo pensare minimamente alla seconda, resta il fatto che per una finale di Coppa Italia sono stati scelti degli arbitri inadeguati. Pensi se un episodio simile fosse capitato a un mondiale alla nazionale? Ci sarebbe stata una sollevazione di piazza. Noi siamo una provinciale e sicuramente questo torto finirà, nel resto del Paese, già domani nel dimenticatoio, ma anche noi atalantini, purtroppo, potremo dire di avere un Byron Moreno che ci ha rubato un sogno.
Per l’Atalanta e per Bergamo questa finale rappresentava un traguardo storico che ha portato, tra l’incredibile entusiasmo di tutta la città e la provincia, al più grande esodo di bergamaschi nella storia: 21.000 miei conterranei, alcuni arrivati appositamente a Roma da ogni parte del mondo (dall’Australia, da New York, da Miami, dal Marocco, dall’Inghilterra ecc), sulle tribune dell’Olimpico, umiliati da una decisione inconcepibile.
Ci portiamo a casa la nostra sconfitta, non ci piangiamo addosso e non vogliamo fare vittimismo; abbiamo ringraziato con un commovente e interminabile applauso i nostri giocatori e mister Gasperini sotto la curva e guardiamo avanti, orgogliosi e fieri della nostra Atalanta che per Bergamo è molto di più di una squadra.
A lei, però, mi permetto di chiedere, per salvare l’immagine del calcio italiano, di non fare finta di niente. La Var è uno strumento utilissimo, ma se applicato come ieri e in altri “casi solari” in passato, diventa devastante per la credibilità di tutto il sistema. Lei in commissione ha giustamente chiesto attenzione verso gli arbitri professionisti, che a differenza degli atleti che beneficiano di contributi previdenziali, al termine della loro carriera, a 45 anni, si trovano a doversi reinventare un lavoro e non hanno alcuna pensione.
Caro Presidente, mi permetta, ma forse a qualche arbitro magari bisognerebbe prevedere uno scivolo per un prepensionamento.
Con stima,
Daniele Belotti
Deputato, ma soprattutto tifoso