Quando è arrivato, il 29 maggio del 2014, in molti hanno brindato, perché Zim o il ‘talebano’, così veniva chiamato Gezim Sallaku, il neo presidente del Darfo Calcio, prometteva soldi e salto di categoria, e anche nomi altisonanti in squadra, e infatti si era presentato niente di meno con l’acquisto di Inacio Pià, che sino a qualche tempo fa giocava in attacco nel Napoli, mica bruscolini insomma. Pià, uno tra gli idoli del San Paolo nella doppia scalata dalla C alla A, ha giocato 101 partite con De Laurentis presidente, segnando 23 gol e facendone fare altrettanti a Sosa, Hamsik Denis e compagni. Insomma, dopo aver sognato per anni l’approdo nel calcio professionistico (anche perché ogni anno alla presentazione della squadra l’obiettivo si alzava sempre di più ma i risultati sul campo dicevano poi il contrario) il Darfo si era dovuto accontentare del campionato di Eccellenza sognando però la promozione diretta in serie D. Anche questa però non era arrivata subito (poi i play off e il sogno era diventato realtà) ma Zim aveva promesso una rivoluzione di quelle che lasciano il segno: nuova dirigenza, nuovo allenatore e nuovi giocatori. Poi nel 2015 l’arresto con il Darfo calcio che era rimasto senza parole e in chiaro imbarazzo si era limitato a uno scarno comunicato sul sito internet della società: “Confidiamo che venga fatta chiarezza al più presto sulla vicenda e confermiamo che tutti i servizi offerti verranno garantiti così come abbiamo fatto sino ad oggi”. Poi il processo e il patteggiamento a 2 anni e 9 mesi per bancarotta fraudolenta e turbativa d’asta. Allora il gruppo malavitoso, attraverso l’acquisto di società vicino al fallimento, come la Top Beton, la Beton 69, la Edil Scavi, la Cremonese Restauri e la Ecoedile, poi intestate a un prestanome, stipulavano contratti di leasing o noleggio per appropriarsi di mezzi da lavoro senza versare le rate necessarie..
SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 24 FEBBRAIO