Delitto ai Portici. Quel 26 ottobre al civico 124, dove Sara ha perso la vita. I compagni di classe: “Eri un tassello essenziale, continueremo a vivere anche per te” I professori: “Sara, dolce e gentile. Era molto profonda, si vedeva dallo sguardo”. L’amica Desy…la gente dei Portici e…

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Sono da poco passate le 8 del mattino. Il tam tam comincia a girare, la zona dei Portici come ogni mattina è un via vai di gente che cerca il primo caffè del mattino per cominciare la giornata. Una giornata che qui in realtà in molti avrebbero fatto a meno di cominciare. Il cielo è grigio, una bolla di grigio, tutto grigio, il vento non è certo di quelli che ti fanno stringere il giubbotto addosso, macchè, è tiepido ma il gelo ti arriva dritto dentro le ossa quando arrivi davanti all’entrata del civico dove abita, o meglio, dove abitava Sara Centelleghe. 17 anni. Ammazzata poche ore prima con 70 fendenti di forbice….Sono passati un po’ di giorni ma il dolore non passa di certo in questo fazzoletto di terra che racchiude i Portici, 300 persone in poche decine di metri. Di parole ne sono state versate a fiumi, così come di lacrime, quella mattina presto eravamo lì, come altri nostri colleghi a raccontare quel sangue ancora caldo che colorava le scale fredde, quell’atmosfera di dolore che attraversava l’aria. Abbiamo deciso cosi dopo la cronaca doverosa, di aprire alle voci di chi vive li e anche di chi Sara la conosceva bene. E così in queste pagine trovare le lettere dei professori di Sara, dei suoi compagni di classe che ci hanno inviato un ricordo bellissimo, della sua amica e di molte altre persone. Di contorno decine e decine di biglietti, frasi, che sono arrivate per lei. E quel viaggio ai Portici tra residenti e commercianti, che vivono li da anni. Quegli anni che serviranno per lenire il dolore infinito delle famiglie coinvolte in questa vicenda.

….Il sole si è fatto largo tra la cappa di grigio, il vento resta tiepido e l’entrata del civico 124 è un sentiero di fiori. Tutti per lei. Per Sara. Parcheggio l’auto nel cuore dei Portici, scendendo dalla rotonda dove c’è il Cinema Iride, Via degli Alpini, a destra un grande parcheggio in mezzo a un panino di edifici, a destra grigi, a sinistra color ocra. A poche decine di metri l’appartamento della famiglia del ragazzo indiano accusato dell’omicidio di Sara e giusto poco più in là, al terzo piano del civico 124 abitava Sara. All’entrata dell’androne, a differenza di 3 giorni prima, i colori ci sono, eccome se ci sono e sono quelli dei tantissimi mazzi di fiori lasciati da amici, famigliari, conoscenti, semplici passanti. E con i fiori, tanti, tantissimi biglietti, un sentiero, una passerella verso il cielo di fiori, il colore più gettonato è il bianco, quasi a ricordare che a quell’età le anime e i cuori sono sempre bianchi, anche quando non sembra….

“Eri un tassello essenziale, continueremo a vivere anche per te”

Queste le parole che i compagni della 5 as hanno dedicato a Sara in una lettera

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Ciao Saretta,

Le parole non saranno mai abbastanza ma è il modo migliore che abbiamo trovato per esprimerci tutti insieme. Era un sabato grigio, pioveva, eravamo tutti tranquilli, pronti a vederti entrare da un momento all’altro ma al posto tuo é piombato un fulmine a ciel sereno.

Purtroppo non abbiamo avuto modo di parlarti un’ultima volta, lo facciamo quindi con questa lettera con la speranza di riuscire ad esternare ciò che nelle relazioni quotidiane resta fin troppo spesso taciuto.

In questo momento, siamo riuniti al tuo banco adornato con affetto a cercare di spiegare a modo nostro la tua assoluta mancanza, difficile da comprendere e accettare. Per noi eri un tassello essenziale senza il quale non saremo più gli stessi.

Alcuni di noi piangono, alcuni stanno da soli ed altri rimangono in silenzio tutti pietrificati dalla tua improvvisa mancanza poiché nonostante nella quotidianità, la morte esiste sempre ovunque, diventa incomprensibile quando ti colpisce da così vicino. …

L’amica Desy: “Con lei il tempo sembrava volare. Ci raccontavamo progetti, desideri e paure”

Riassumere l’immensità dell’anima di Sara è impossibile, forse, attraverso un solo ricordo. Se penso a lei, tuttavia, penso anche a tutte le mattine passate a Lovere, fuori scuola, aspettando di entrare in classe. Nei mesi più freddi era un’attesa estenuante, ma con lei il tempo sembrava comunque volare.

Ci piaceva mostrarci a vicenda i nuovi acquisti, come i guanti, le sciarpe, i cappotti…

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