DELITTO BIGONI – IL RACCONTO CHE HA FATTO RIAPRIRE L’INDAGINE – La donna milanese ad Araberara: «Una mattina mentre ero di spalle e stavo pulendo, sento puzza di sigaretta, mi giro, mi butta contro la scrivania, aveva una bomboletta in mano, non so di che cosa e per fortuna c’era una lampada e gliel’ho tirata addosso e mi sono allontanata urlando. Aveva una fissazione per le ragazze con i capelli lunghi, come me e come Laura”, il perché del taxi giallo (omissis)

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Riprendiamo il racconto della prima pista, scoperta da Araberara. Come detto, è la pista che ha fatto riaprire le indagini che tuttavia seguono anche altre piste. Una signora milanese aveva mandato a un suo conoscente della nostra zona un messaggio un po’ criptato in cui veniva citata Laura Bigoni, messaggio che poi il destinatario ha inoltrato a noi, rifiutandosi però di rivelare il nome dell’amica. Noi abbiamo passato un pomeriggio e la mattina seguente a incrociare dati e “amici di facebook” finché abbiamo trovato la persona che aveva mandato il messaggio.

Alla nostra richiesta di raccontarci la sua verità, i suoi dubbi, le coincidenze, gli elementi che la convincevano che la persona che lei stessa e Laura Bigoni (che aveva preso il suo posto come addetta alle pulizie) avevano conosciuto potesse avere avuto un ruolo nella vicenda di Laura Bigoni, la signora ha raccontato e noi abbiamo registrato il suo racconto. Fa parte delle registrazioni che abbiamo passato due anni fa agli inquirenti e che hanno fatto riaprire le indagini sul delitto. Eccone alcuni stralci.

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«Io Laura non l’ho conosciuta personalmente perché, quando lei è stata messa in quell’ufficio io ero già stata spostata. Parliamo di un ufficio molto importante del Comune di Milano,  (omissis)

Ti so dire anche nome e cognome (omissis). Quando ho iniziato a lavorare in quell’ufficio c’era solo un’entrata e lui era addetto alla portineria ed era solo ‘buongiorno’ e ‘buonasera’ poi saliva. Io con questa persona non avevo nulla a che fare (…) me lo sono trovato una mattina nell’ufficio il sabato mattina con la squadra di pulizia che penso fosse quella a cui era poi stata appoggiata Laura. Quando venivamo assunte facevamo dall’una alle otto, le prime tre ore ti mandano dove serve mentre dalle 17 alle 20 sono presso gli uffici e Laura era lì.

Io ho scoperto che Laura era una dipendente comunale guardando l’intervista a “Chi l’ha visto” del coordinatore, mi è venuto un colpo, quando l’ho visto, ho detto a mio marito, oddio! Quando sono arrivata a Milano le colleghe mi hanno detto ‘stai attenta a questa persona perché quando vede donne con i capelli lunghi è una persona pericolosa’.

Io ho avuto un primo impatto con questa persona un sabato mattina nell’ufficio. Tutto il giorno il sabato e dalle 17 alle 20 non c’è mai nessuno, gli uffici sono completamente vuoti.

Su Laura mai nessuno ha controllato dove lavorava anche se la mamma in un’intervista disse che era una dipendente comunale».

Quel tizio che fine ha fatto?

«È passato di ruolo. Quando ho trovato questo tizio io mi dovevo chiudere nello sgabuzzino, ha tentato di spaccare la porta dandomi della puttana. Ho avuto solidarietà dai colleghi uomini che mi accompagnavano, scortata, a prendere l’autobus. Poi io sono una testona, ho iniziato a chiedere e ho scoperto che era lì sotto controllo del centro SIM (Centro di Salute Mentale) per quattro rapporti (omissis)… Una mattina, erano le 8, nell’ufficio della biblioteca, mentre ero di spalle e stavo pulendo, ai tempi si poteva fumare negli uffici, sento puzza di sigaretta, mi giro, mi butta contro la scrivania, aveva una bomboletta in mano, non so di che cosa e per fortuna c’era una lampada e gliel’ho tirata addosso e mi sono allontanata urlando».

Questo tizio aveva un fratello che aveva un taxi?

«Lui abitava (omissis) e aveva un fratello che aveva un taxi. L’unica persona che sa di questa storia, oltre a mio marito, è un ispettore di polizia amico di famiglia a cui ero andata a spiegare tutto e anche a lui era sembrato strano che nessuno intervenisse sul comune di Milano. Poi mi ha sempre colpito il fatto che Laura veniva indicata come estetista, magari lo faceva al mattino perché aveva la mattinata libera, però lei era una dipendente comunale».

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