Gentile Direttore, sono un appassionato, per professione, di numeri e bilanci e di conseguenza di tutte le curiosità che si celano dietro numeri e bilanci. Deformazione professionale, si direbbe nel gergo comune, non so, so solo che quindi posso anche capire come sia sfuggito ai più, se non a quasi tutti la pubblicazione, obbligatoria, del bilancio de L’Eco di Bergamo. Pubblicazione, che essendo appunto obbligatoria, ha cercato di nasconderla tra mille meandri infilandola soprattutto nel numero di giornale di una giornata dove i bilanci non li guarda nessuno, e cioè il 15 agosto. Sì, L’Eco di Bergamo ha pubblicato il proprio bilancio, in caratteri piccoli, che serve una lente per leggerli, proprio il giorno di Ferragosto quando la gente preferisce una salamella e un bicchiere di vino a numeri e scartoffie. Ma io mi sono preso la briga di leggerlo e volevo fare partecipe lei e i lettori bergamaschi di quello che sta succedendo al gotha dell’informazione propria di Bergamo. E cioè numeri spaventosi. Cito solo alcuni esempi che non hanno bisogno di commenti, i numeri, si sa, parlano sempre da soli, perché non sono opinione, sono fatti. E allora ecco alcuni conti del bilancio de L’Eco di Bergamo: Perdite portate a nuovo degli anni precedenti: 5.200.000 euro Stipendi e salari 17.168.514 euro Perdita d’esercizio 2.798.837 euro Debiti verso le banche 25.845.718 euro (scadenti entro 12 mesi 12.900.000 euro) Crediti verso clienti 15.000.000 euro Debiti verso fornitori 6.689.734 euro…
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