Un garofano rosso sui tuoi riccioli scuri. La tua pelle candida e il sorriso accennato. Questo è quello che mi hanno donato di te. Il resto me lo sono sempre immaginato. Ed è bello immaginarsi qualcuno che non hai mai visto. Un cavaliere sopra le nubi, dentro il cielo, che mi protegge ad oltranza, e io qui a fare la birichina in un mondo a colori. 8 ottobre, quest’anno è cifra tonda per il tuo salto in cielo e così ti ricordo. Ricordare chi non si è mai conosciuto è come quando a scuola ti fanno descrivere l’amico immaginario. E io mi ci sbizzarrisco. Come il vento, che nasce dove nasce tutto il resto, non si vede, non si sa dov’è ma se ti metti a correre ci vai addosso.È come quando soffi sulle candelinee senza accorgertene hai compiuto gli anni.Sembra fatto di nientee dentro ci sono tutti i pensieri della gente.A volte si nascondee aspetta che le cose passino,si siede sui tetti e mi guarda. E io conun bicchiere di birra rossa e gazzosasciolgo un gracile raggio di luna,lo sorseggio con calma, neanchepoi tanta, econ qualche bocconeinsaporito da tiepide malinconie. Tu resta li a farmi da cavaliere, una camicia di lino antico colorata con l’ortica, un ricciolo scomposto che scende sulla fronte, una giacca con le maniche troppo lunghe, la pelle chiara sferzata dal tuo amico vento, le labbra rosse del primo freddo d’autunno, i piedi nudi intinti nelle nubi gonfie, i battiti di cuore cuciti alla nebbia, le pagine scritte a mano, la fragilità dell’autunno, le cime che portano in alto il cuore, il muschio su cui posare il passato e una culla dove aspettare il futuro, il mare a cui affidare le tempeste, le stanze con il cielo sul soffitto,la magia negli occhi degli altri, innamorarsi di chi ha ali nascoste come le tue. Al mio papà.
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