Albe sospese

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    Raggiungo a fatica la riva. O forse la vedo solo. Remo in mare aperto, tra squali, onde alte, mare cheto o mare in tempesta, mal di mare alternata a gioia infinita. Là in fondo c’è questo fine anno. Che sembra un approdo, ma è solo un’oasi, momentanea, dove riposare qualche ora e poi ripartire, dentro il 2022, che non so se sarà burrasca come questo, e mentre scrivo alterno colpi di polpastrello sul pc a colpi di tosse. Il leit motiv di questo anno.

    Però sono ancora qui, e da qualche tempo la consistenza dell’arrivare in fondo, a una giornata, a un casino, a un viaggio, a un anno, è felicità. Così come il ripartire. Fuori è ancora buio, qualche spruzzo d’alba illumina l’asfalto.

    Ciao Dio, la vedi anche Tu l’alba? Come i fornai quando sfornano il loro pane fresco e ne assaggiano un pezzetto, anche tu per me ti guardi le albe che sforni, non sono mica tutte uguali. Avevo buttato giù per questo fine anno per Te una preghiera di quelle dove uno pensa ci sia dentro tutto, ma è meglio lasciar perdere. Che Tu hai già capito tutto comunque. Si chiama omniscienza o farsi gli affari di tutti? che poi mi rispondi che gli affari di tutti sono affari Tuoi e quindi nemmeno mi ci metto.

    Però mentre lecco le ferite e cerco di approdare qualche ora in un’oasi potresti fare qualcosa per me. Potresti andare là, dove c’è una persona che dorme ancora. Volevo chiederti se puoi entrarle dentro ai sempre e buttarle via qualche mai. E poi già che ci sei, puoi anche esagerare, che a te le cose teatrali escono meglio che a chiunque altro, dille che me la tengo dentro ai sogni e negli scoppi d’allegria, e anche quando mi arrabbio e non so perché. Dille che è il mio cuore. Non dirmi cosa ti risponde. Lasciami così, come queste tue albe sospese tra luce e buio. Tra giorno e notte.