(p.b.) Costretti ad alzare gli occhi al cielo, per poi abbassarli subito (capogiri?) sulla tv, previsioni del tempo. Da noi non si gira ancora con le mascherine, prevista nuova fuga dalle città, come quest’estate per il gran caldo, adesso per l’aria irrespirabile. Montagna rifugio per migranti del bisogno. Non piove, e per logica allora il governo non dovrebbe essere “ladro”. Scandalo banche e solito dilemma: le colpe dei padri devono ricadere sui figli, specie se illustri (Renzi e Boschi)? Geremia profeta, quelle delle “lamentazioni” ce era convinto (“I padri han mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati”), contraddetta dal profeta Ezechiele (“Ciascuno sarà giudicato dalle proprie azioni”). Uno a uno palla al Parlamento.
Siccità, aria che fa male, perfino in montagna. Dove le montagne brulle non fanno nemmeno tenerezza. “Ut congruentem pluviam fidelibus tuis concedere digneris te rogamus audi nos”. Era l’invocazione specifica per la pioggia, dopo le grandi litanie “maggiori”, quelle dei santi, Pater de coelis Deus… e poi la sfilza di angeli, arcangeli, patriarchi e profeti, e il primo, Sancte Petre, ora pro nobis, che precedeva la lunga litania che era la colonna sonora della processione, tutti intercessori perché dal cielo venisse giù l’acqua che rigenera la terra. Se la Chiesa ha previsto nella sua storia millenaria la “processio ad petendam pluviam” (la processione per chiedere la pioggia) vuol dire che non è poi una gran novità che ci siano periodi di siccità e del resto nei film sugli indiani non c’era la “danza della pioggia”? Semmai il problema è quello dell’aria diventata irrepirabile, novità dell’ultimo secolo, dopo la rivoluzione industriale selvaggia che saccheggia la terra mandandola in… fumo. Che poi respiriamo.
Putin si è addossato il “lavoro sporco” della guerra al nemico: che non è quello di Star Wars, le guerre stellari di cui continua la saga cinematografica con l’ultima uscita di questi giorni (“la forza sia con voi”, comunque), no, il nemico è sullo stesso pianeta e aver ventilato una minaccia nucleare non è già rasserenante per chi ci cammina sopra respirando l’aria che tira. Che poi non possiamo nemmeno augurarci la serenità, da che “stai sereno” è diventata una minaccia. A proposito, la Chiesa ha previsto anche una “processio ad postulandam serenitatem”. Ma bisogna crederci, se no non c’è santo che tenga.
In alcune scuole, popolate di visi di bambini venuti da ogni parte del pianeta (il solo che abbiamo), i dirigenti scolastici o chi per essi hanno deciso di festeggiare il Natale abolendo ogni riferimento alla nascita di Gesù. E vai con Babbo Natale che, pur avendo anch’esso radici religiose (San Nicola) è stato trasformato in un personaggio da fiaba pagana. Il fatto che il mondo occidentale conti gli anni dalla nascita di Cristo è diventato un trascurabile dettaglio, i presepi francescani possono “offendere” i bambini di altre religioni, che pure sono ospiti in casa nostra, la gran parte cerca integrazione al punto che un bambino rumeno mi raccontava che, nell’amichevole di calcio con la nazionale italiana, tifava per gli azzurri sentendosi a tutti gli effetti italiano, mentre il papà tifava per la sua nazione di origine. Se si abolisce il Natale bisogna anche spiegare a quei bambini come mai fanno vacanza, come mai da noi l’anno che verrà, sarà indicato col numero 2016, perché suonano le campane, perché le strade sono illuminate con le decorazioni natalizie…
Rinunciare alle nostre fedi azzera le speranze.
Avanzano i “populisti”, quelli delle soluzioni sommarie. In genere hanno vita facile tra i creduloni, i disperati e gli ignoranti. Che siamo un popolo di creduloni lo dice la nostra storia anche recente. Che ci siano disperati è un fatto, anche se dalla disperazione non si esce con chi ti promette “pani & pesci” in cambio di un voto. Non ci sono soluzioni facili per situazioni difficili. Che stiamo regredendo verso un analfabetismo sociale, culturale, religioso e politico è altrettanto evidente. Meno sappiamo e più ci caschiamo (male). Dai gente, su la testa. Capace che dal cielo arrivi una pioggia benefica. “Adeste fideles… en grege relicto, humiles ad cunam…”. buon Natale. E, già più a lunga gittata, buon anno. E spero vi riesca.