Un grande asciugamano blu. Che poi non mi asciuga le mani. E nemmeno il resto. Ma è lì pronto ad asciugarmi le paure. Marzo è un grande asciugamano blu. Te ne accorgi subito al mattino quando guardi in alto. Te lo ricorda la sera quando la luce si allunga come le mani di qualcuno che ti accarezza la testa. Un grande asciugamano blu. Che però sta lassù. E non ha asciugato la paura di chi in mare ci è morto e ci muore senza nemmeno sapere che la primavera è bella, era bella davvero. Un grande asciugamano blu che sembra troppe volte mettersi lì con un pacchetto di popcorn a vederci litigare e spaccare questa terra che nemmeno si accorge che i fiori nonostante i nostri sputi e spari, sono di nuovo pronti a sbocciare.
Un grande asciugamano blu, ma noi qui sotto nemmeno ci laviamo le mani, dovremmo andare scalzi e baciare la terra ferita. Un grande asciugamano blu che vede la gente starnutire nel gomito per non prendere malattia ma poi non sa asciugare le lacrime di chi piange. Un grande asciugamano blu che ci ricorda ogni mattina che abbiamo avuto un culo pazzesco, siamo finiti nel più grande miracolo mai capitato, ‘siamo vivi’ eppure sembra che ci rallegri vedere la gente morire.
Un grande asciugamano blu da dove si vede che qui tutti contano i morti, cominciamo a contare i vivi, e viviamo per contare. Per concederci a vicenda quegli istanti meravigliosi consacrati all’eterno. Quegli istanti dove ci rendiamo conto di quanto è bello abitare sotto un soffitto fatto di un grande asciugamano blu, il cielo di marzo.