niente asilo

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    (p.b.) Era il 1971 e comprai la prima edizione del quotidiano “Il Manifesto”. Era la rottura verso l’apparato del PCI, il segno della lettura diversa di quello che succedeva all’est, “Praga non è sola”, l’invasione, la primavera che si faceva autunno, il “non faremo come la Russia” che allora era stato il miraggio di una rivoluzione solo annunciata, in realtà mai voluta da nessuno, tanto meno da Stalin e poi dall’apparato sovietico, attento a non creare squilibri alle “frontiere” che ne mettessero in discussione l’esclusiva del potere nei paesi “oltre cortina”. Non ci capite più niente, eh? Roba vecchia, della stagione della “guerra fredda” di cui le nuove generazioni non vogliono sapere (e quindi non sanno) nulla.

    Il Manifesto, non avendo un editore, è sempre vissuto in emergenza, ha chiuso e riaperto, ha lanciato sottoscrizioni di lettori, insomma vive ai margini del mercato giornalistico. Dichiara vendite per 9.400 copie al giorno. Per un giornale di livello nazionale sono poche, calcolando i costi di distribuzione e stampa (stampa 41 mila copie, di cui tre quarti vanno disperse) per raggiungere tutte le edicole.

    Oggi è nel mirino dei giornali di destra che lo accusano di ogni nefandezza per aver pubblicato in prima pagina la foto di un bambino morto “spiaggiato” dopo il naufragio di chissà quale barcone di disperati. Ecco il testo della didascalia sotto la foto.

    “Non ha nome, non avrà terra: è l’immagine choc del piccolo profugo siriano trovato cadavere sulla spiaggia di Bodrum in Turchia, dopo l’ennesimo naufragio nel Mediterraneo. E mentre l’Unione europea si dissolve sulla chiusura delle frontiere, il governo della Repubblica Ceca identifica i migranti «marchiandoli» con dei numeri. A Budapest profughi ancora bloccati alla stazione”.

    Il che ha scatenato non un dibattito, solo una sequela di insulti. La maggior parte attacca la scelta di pubblicare una foto così schoccante. A me pare che sia ora, per tutti noi, di guardare oltre la siepe del nostro orto. Quel bambino non sarebbe venuto a rubarci i pomodori, Non era un “delinquente”, come dicono da noi. La sua mamma e il suo papà l’avranno tenuto in braccio fino alla fine, disperati, nel naufragio. Non era una gita di piacere, era l’ultimo viaggio verso la salvezza. Non sono mai arrivati. Il mare ha buttato sulla spiaggia quel bambino, come non ne potesse più, nemmeno lui, di ingoiare morti. Niente “asilo”. Tanto meno quello “politico”. 

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