benedetta gente

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    Ho seguito un corso (con Tea) sull’intelligenza artificiale. Ma dai, alla tua età…  Bisogna pur stare sul pezzo, anche da vecchi, se non vuoi essere tagliato fuori, che già è una fatica, per chi è cresciuto nella civiltà contadina, stare al passo, adesso che le gambe non sono più quelle di una volta e magari ti viene il fiato corto o, meglio, hai il fastidio di dover praticare l’educazione permanente in un contesto di arrampicatori sociali colpiti dal morbo dell’analfabetismo, che non è nemmeno di ritorno, è proprio di andata.

    Per chi è cresciuto nel tempo del passaggio da quella civiltà contadina a quella industriale, ogni novità è stata ed è la benvenuta, va accolta per quanto ti possa facilitare la vita e il lavoro, vanno solo evitati, se è possibile, gli aspetti che possono rovinarteli, la vita e il lavoro.

    Si è passati dal pennino e inchiostro alla stilografica, alla biro, alla macchina da scrivere, al computer, dal telefono fisso allo smartphone, dalla radio alla televisione e alle sue ultime evoluzioni, dalle lettere e cartoline alle mail, agli sms e a whatsapp e poi allo tsunami dei social. Ogni progresso tecnologico è il benvenuto. Non demonizziamo le forme, i mezzi: è la sostanza e l’uso che possono essere giudicati positivi o negativi, le macchine non hanno un’etica, fanno quello che sono programmate a fare.

    Con l’intelligenza artificiale però ho scoperto che chiunque può scrivere un articolo su qualsiasi argomento, anzi, te lo scrivono “loro”. Questo “loro” è vago, c’è evidentemente chi ha creato un sistema per cui a domanda fa automaticamente una ricerca (peraltro velocissima) su una montagna di informazioni reperite in “rete”, che vengono poi elaborate e integrate per farne un articolo, una tesi, uno studio, un saggio, perfino un libro, con lo stile che volete, a seconda dell’input che gli date. Il problema è delle “fonti”, che, ti informa il “sistema”, sono selezionate tra quelle più credibili, escludendo quelle definite “non affidabili”, avendo loro assegnato percentuali di credibilità del tutto discrezionali.

    Scopro anche che il “sistema” può offrirti non solo un articolo in perfetto stile dell’autore che commissioni, ma può addirittura “inventare” interviste usando dichiarazioni e frasi realmente pronunciate dal personaggio, magari in contesti diversi. Ma puoi “fargli dire” anche quello che vuoi che dica, in video col personaggio che quelle frasi le pronuncia (è successo, video diffusi sui social costringendo gli interessati a smentire) con il labiale perfetto e, mi informano al corso, con la correzione del labiale a tua discrezione, nella lingua che scegli e con la “correzione” degli occhi e del viso adattandoli a quello che gli stai facendo dire.

    E allora come distinguere il vero dal falso? La risposta non è molto consolante: “diffidate della perfezione”, chi parla solitamente ha delle pause, il respiro, la smorfia, gli occhi che guardano altrove, un colpo di tosse, un sorriso. Nel “falso” tutto invece viene perfetto, troppo.

    Ma ogni tecnologia soppianta il lavoro umano. Il “luddismo” (sabotare le macchine) si è rivelato inutile e adesso sarebbe perfino patetico. Quindi ecco le paure di perdere il posto, sono a rischio i posti di lavoro, soprattutto nel settore dell’informazione, crisi annunciate nei giornali, se un articolo possono commissionarlo e il sistema glielo sforna in pochi minuti perché devono pagare un giornalista? Pensate agli addetti stampa che devono confezionare comunicati per politici e imprenditori. Leggo che sono in allarme anche i “doppiatori” dei film e chissà chi altro. D’altro canto, gli studenti possono già confezionare le “verifiche” sul telefonino, basta avere l’accortezza di aggiustarle un po’ perché il “vecchio” prof non si ritrovi tutti i “compiti in classe” dei suoi alunni perfetti ma identici.

    Potrà succederci di vedere il nostro clone dire cose che non pensiamo. Come nella celebre vignetta di Altan: “A volte mi vengono in mente opinioni che non condivido”. Ma saranno altri a mettercele in bocca e diffonderle. Altro che “Il grande fratello” nel romanzo “1984” di Orwell. Il pericolo, tra le varie “crisi” annunciate dall’avvento dell’Intelligenza Artificiale è quello di risposte e soprattutto “opinioni” indotte, tutte uguali, standard.

    Sarà la qualità del pensiero, della parola e dello scritto a fare la differenza, ad evitare il rischio di farci piombare in una crisi di identità. Per chi ancora ce l’ha.